Regeni, è giallo sui rapporti con gli 007 inglesi

Regeni, è giallo sui rapporti con gli 007 inglesi
Mercoledì 10 Febbraio 2016, 09:06
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Valentino Di Giacomo«Regeni non apparteneva ai servizi segreti italiani». La conferma arriva dal direttore del Dis, Giampiero Massolo che ieri ha riferito al Copasir anche del caso del giovane ricercatore ucciso al Cairo. Eppure il Comitato parlamentare di controllo sui servizi vuole vederci chiaro: presto sarà attivata un'indagine per sapere se Regeni appartenesse ai servizi di sicurezza di altri Paesi. Soltanto un'ipotesi, ma che richiede un'accurata verifica. Il college di Cambridge, dove Giulio studiava, è infatti considerato un centro di reclutamento dei servizi segreti del Regno Unito. Ora la risposta spetterà ai nostri 007 che dovranno smentire o confermare quanto paventato nel corso dell'audizione di ieri sera. L'idea prende le mosse dalla difficile situazione diplomatica creatasi tra Italia ed Egitto in seguito alla morte di Regeni: i due Paesi hanno in comune moltissimi interessi commerciali, a partire dall'enorme giacimento di gas scoperto dall'Eni, a Zohr, nelle acque territoriali egiziane. Accordi milionari che fanno gola anche al Regno Unito che avrebbe si è ipotizzato - tutto l'interesse di una rottura dei rapporti tra Roma e il Cairo. Intanto sul fronte delle indagini la situazione sembra essersi avviata dopo le prime difficoltà. Da ieri gli uomini dei Ros, Sco e Scip che sono stati inviati al Cairo per indagare sull'uccisione di Giulio stanno lavorando a diverse piste. Ieri sono state ascoltate all'interno dell'ambasciata italiana le ultime persone che hanno visto Regeni. In seguito è stata spedita dagli investigatori una prima relazione alla procura di Roma che già da alcuni giorni ha ricevuto dai genitori di Giulio il computer del giovane. «Gli egiziani sanno come sono andate le cose, conoscono perfettamente chi ha ucciso Giulio e per quali motivi». Lo dice al Mattino un funzionario della Farnesina a lavoro sul caso, la sensazione è che la nostra diplomazia nutra forti dubbi su una reale collaborazione egiziana alle indagini, anche la sparizione del cellulare e del passaporto del ragazzo rappresenta un'evidenza ulteriore ai tentativi di depistaggio da parte delle autorità egiziane. Per ora, oltre agli interrogatori, gli investigatori si stanno muovendo all'interno dello scenario costruito dagli analisti dei nostri servizi segreti che già prima del ritrovamento del cadavere al Cairo avevano palesato la possibilità che fosse stato prelevato dai servizi di sicurezza egiziani. L'ausilio informativo degli 007 è stato fondamentale soprattutto in una fase preliminare per approntare una prima analisi di scenari e ipotesi su quanto accaduto. Ora bisognerà capire quanto le autorità egiziane saranno disponibili per chiarire realmente la vicenda, i precedenti, del resto, non sono di buon auspicio: dalla versione dell'incidente stradale, ai due «finti arresti». Tanto più che la prima notizia fornita in maniera riservata alla nostra ambasciata da parte della polizia egiziana, ancor prima del ritrovamento del cadavere, era che Giulio fosse stato coinvolto in una sparatoria. Il ministro Gentiloni, dopo le rimostranze e le dichiarazioni dei ministri egiziani, ha confidato nella collaborazione del Cairo. In questo momento, almeno ufficialmente, il governo italiano ha intenzione di muoversi con cautela: non potrebbe essere altrimenti per l'importanza che al-Sisi e l'Egitto rivestono sullo scacchiere geo-politico in Medio Oriente e nel Nord Africa. Nei prossimi giorni sembra ormai vicino un risultato che l'Italia attende da molto tempo: l'accordo tra Tripoli e Tobruk per formare il governo di unità nazionale in Libia. Una circostanza che alimenta altri interrogativi per la nostra diplomazia, si cerca di capire se l'intesa che si sta raggiungendo sul fronte libico possa essere in qualche modo messa in relazione con l'omicidio di Regeni. Un dubbio, l'ennesima ipotesi in una vicenda che mischia la morte di un giovane studente e le più importanti questioni di politica internazionale. Al momento l'unica triste certezza è che Giulio abbia subito torture e sevizie indescrivibili. Mancano, però, il movente e i colpevoli. Le ricerche giornalistiche di Regeni verso quel mondo sindacale che al-Sisi avversa con ogni modo e mezzo restano le tesi più accreditate per il movente. I responsabili sui quali pesano gli indizi maggiori sono invece i servizi di sicurezza egiziani che di frequente adottano un proprio «codice di morte» per punire i movimenti anti-governativi. E, in questo caso, resta solo da capire se al-Sisi sapeva.© RIPRODUZIONE RISERVATA
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