Disarmo definitivo della banda armata Eta, consegnati gli arsenali

La commissione internazionale di verifica che ha ratificato l'avvenuto disarmo dell'Eta
La commissione internazionale di verifica che ha ratificato l'avvenuto disarmo dell'Eta
di Paola Del Vecchio
Sabato 8 Aprile 2017, 13:04 - Ultimo agg. 20:11
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MADRID - Si depongono le armi nei Paesi Baschi, è finita la lunga notte della violenza che per 50 anni ha tenuto in ostaggio la regione al nordovest della Spagna. L’Eta, la banda secessionista armata, ha consegnato il suo arsenale, seppure senza dichiarare ufficialmente la resa e lo scioglimento. Alle 8,30 al Comune di Bayona, al sud della Francia, la Commissione Internazionale di Verificatori ha consegnato alle autorità francesi i dati di geo localizzazione di otto depositi, l’inventario per il disarmo definitivo dell’ultimo gruppo terrorista in Europa, autore di 2.400 attentati e 830 vittime. Il comitato, guidato da Ram Manikkalingam, fondatore del Dialogue Advisory Group di Amsterdam, protagonista del processo di pace in Irlanda del nord, ha assicurato che il passo odierno, avallato dal governo basco, rappresenta “la vittoria della democrazia sulla violenza”. Presenti alla successiva conferenza stampa, il pastore metodista irlandese Harold Goodet e l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, dirigente della Comunità di Sant’Egidio e rappresentante del Vaticano, che sono stati testimoni della consegna della lista dei depositi alla Commissione di verifica da parte di uno degli intermediari dell’Eta, Jean Noel Etcheverry, ‘Txetx’. Manikkalingam ha letto una dichiarazione in inglese e spagnolo in cui si considera completato «il disarmo definitivo dell’Eta" con l’inventario “messo immediatamente a disposizione delle autorità francesi».

Ancora non si conosce il contenuto dei depositi, che secondo quanto anticipato dal quotidiano Le Monde conterrebbero «centinaia di mitra, fucili d’assalto, armi corte e centinaia di chili di esplosivo e detonanti». 172 volontari custodiscono i ‘zulos’, i nascondigli delle armi, tutti localizzati al sud della Francia, nella regione dei Pirenei Atlantici, in attesa che la polizia francese proceda al sequestro. In dichiarazioni ai media, il ministro francese degli Interni, Matthias Fekl, ha definito «questa tappa di neutralizzazione dell’arsenale di armi ed esplosivi un grande passo» e ha ricordato «tutte le vittime» della lotta armata, soprattutto delle forze dell’ordine spagnole.

Ma non è chiaro se, oltre al disarmo unilaterale, l’organizzazione dichiarerà ufficialmente lo scioglimento, come esigono i governi di Parigi e Madrid. Secondo fonti abertzales, della sinistra radicale patriottica, non ci sarà una dichiarazione di resa, per evitare “l’umiliazione” dell’organizzazione. I vertici si sono mobilitati in massa negli atti che si terranno durante la giornata a Bayona, per far sì che l’immagine del disarmo dell’Eta non sia quella di un’organizzazione sconfitta dalle forze di polizia e delegittimata socialmente, ma di un gruppo che «lascia le armi nelle mani del popolo». Una strategia che l’Eta, che da 5 anni non commette attentati, dopo l’abbandono della lotta armata dichiarato il 20 ottobre 2011, ha cominciato ad avviare un anno fa, di fronte alla constatazione del vicolo cieco in cui si trovava e all’opposizione del governo spagnolo a qualunque trattativa. Eta deve disarmarsi e sciogliersi. Non otterrà nulla da uno stato democratico come quello spagnolo», ha ribadito ieri il portavoce del governo, Iñigo Mendez de Vigo.

I militanti clandestini sono poche decine, mentre nelle carceri disseminate per la penisola e lontane dai Paesi Baschi restano circa quattrocento ‘etarra’. Il dibattito interno all’organizzazione deciderà se dichiarare la resa e lo scioglimento definitivo, con la scomparsa anche simbolica della sigla, oppure se trasformarla in un attore politico. Per la prima ipotesi premono il partito Sortu, in cui è confluita la sinistra radicale e l’ex Batasuna, e il governo regionale di Iñigo Urkullu, del Partito Nazionalista Basco (PNV) che tre giorni fa ha avuto un incontro segreto con la Commissione internazionale di verifica del disarmo.

Fondata nel 1958 da indipendentisti baschi espulsi dal PNV, in funzione antifranchista, Eustadi Ta Askatasuna, ovvero Patria basca e libertà (il cui acronimo è Eta) saltò agli orrori delle cronache con il clamoroso attentato a Carrero Blanco, il presidente del governo designato da Francisco Franco. Da allora e per oltre 50 anni ha perpetrato stragi, centinaia di attentati e sequestri, come l’autobomba negli anni ’80 al supermercato Hipercor di Barcellona, che provocò 21 morti e una cinquantina di feriti. Sono ancora 300 gli attentati sui quali le forze di polizia spagnole sperano di fare luce, grazie alle armi custodite nell’arsenale etarra.  Divenuta anacronistica in tempi di terrorismo islamico – dopo le stragi islamiche di Madrid l’11 marzo 2004 – nella regione che peraltro gode della maggiore autonomia amministrativa in Spagna, e con la società basca desiderosa di guardare al futuro, l’Eta cerca ora una possibile via d’uscita.  Ma non sarà facile voltare pagina, mentre le associazioni di vittime del terrorismo e gli intellettuali baschi promotori di un manifesto esigono «una fine dell’Eta senza impunità». E di «non falsificare il senso politico della sua sconfitta». 
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