Las Vegas, il killer nell'hotel-grattacielo:
«Ha sparato da qui, aveva 20 fucili»
La strage: 58 morti e 527 feriti al concerto

Las Vegas, il killer nell'hotel-grattacielo: «Ha sparato da qui, aveva 20 fucili» La strage: 58 morti e 527 feriti al concerto
di Luca Marfé e Rosita Rijtano
Lunedì 2 Ottobre 2017, 22:07 - Ultimo agg. 8 Ottobre, 09:07
5 Minuti di Lettura

Il killer ha sparato da qui: una stanza del trentaduesimo piano di uno degli hotel più noti di Las Vegas, il Mandalay Bay. Vetri delle finestre in frantumi e ampia visuale sulla folla, dall’alto di un grattacielo dorato. Secondo il New York Times, nel «covo» che Stephen Paddock abitava dal 28 settembre scorso sono stati ritrovati una montagna di munizioni e almeno 20 fucili, di cui due sistemati su dei treppiedi posizionati davanti alle finestre. Da qui l'uomo, di 64 anni, ha ucciso 58 persone e ne ha ferite altre 527 sulla Vegas Strip, l'arteria centrale della capitale statunitense del gioco d'azzardo.

Le vittime stavano partecipando a un festival all'aperto per una tre giorni di musica country. Un concerto che, stando alle cifre fornite dalla polizia, al momento della sparatoria contava almeno 22mila partecipanti. Così la festa è diventata un incubo. 



A scoprire l'arsenale, accanto al corpo privo di vita del carnefice che si è suicidato, è stata la SWAT, l’unità speciale cui vengono affidati gli interventi ad alto rischio. Ma gli agenti della polizia militare a stelle e strisce hanno fatto irruzione nella camera soltanto dopo la mezzanotte. Un lasso di tempo lunghissimo, evidentemente necessario per individuare la postazione dell’improvvisato cecchino nel labirinto di corridoi dell’albergo che conta circa 3.309 camere. Sembra che gli agenti, alla fine, siano riusciti a scovarlo grazie all'allarme anti-incendio. Il ritardo ha, però, dato modo a Paddock di perpetrare la sua folle azione omicida con una certa calma. Un cieco tiro al bersaglio, con raffiche che a detta dei testimoni sono durate anche più di dieci minuti.



Una «pioggia» di proiettili per la strage da armi da fuoco più sanguinosa degli Usa. Gli italiani residenti nell’area metropolitana di Las Vegas sono poco più di un migliaio e, fortunatamente, fino ad ora non si ha notizia di connazionali coinvolti né tra i feriti né tanto meno tra le vittime. 



Al di là della tragedia, si tratta di un episodio che pone nuovamente gli Stati Uniti di fronte al dilemma di sempre: quello relativo ai contenuti del secondo emendamento che garantisce il diritto per ciascun cittadino di possedere delle armi.​
 



Chi è il killer di Las Vegas. Il suo nome è Stephen Paddock, di 64 anni. Nato il 9 aprile del 1953, dal giugno 2016 viveva nella comunità chiusa per anziani Sun City - completa di campo di golf, campo da tennis e piscina - a Mesquite: 140 chilometri da Las Vegas. In precedenza, dal 2011 al 2016, aveva vissuto a Reno, sempre in Nevada, mentre dal 2013 al 2015 a Melbourne in Florida. Il 64enne non aveva precedenti, a parte alcune violazioni stradali minori e una causa intentata a un casinò nel 2014.  

Lo spettro dell'Isis. Secondo alcuni media Paddock si era convertito all'Islam mesi fa, cambiando nome in Samir Al-Hajib. Cosa che si legge inoltre su un secondo comunicato dell'Isis, trasmesso da Amaq, l'agenzia dello Stato islamico, citata dal Site. Un primo comunicato del Califfato ha rivendicato l'attacco. Ma la notizia è stata smentita da fonti dell'amministrazione statunitense e poi direttamente dall'Fbi: «Non c'è alcun segnale che indichi un legame del killer di Las Vegas con gruppi del terrorismo internazionale».

Non è terrorismo. «A questo punto non consideriamo la sparatoria un atto di terrorismo». Ha ribadito anche la polizia di Las Vegas, sottolineando che restano ancora da chiarire i motivi alla base della sparatoria. «Sembra per ora più un'azione di un lupo solitario». Una «sparatoria terribile. Le mie più calde condoglianze alle famiglie delle vittime», ha twittato il presidente Donald Trump. E intanto un minuto di silenzio è stato decretato a Wall Street per le vittime della strage.
La testimonianza del fratello. In un'intervista al Mail Eric Paddock, fratello di Stephen, ha detto che l'uomo non aveva alcuna affiliazione politica o religiosa e «non c'era alcuna indicazione che potesse fare una cosa del genere». «Era uno normale - ha raccontato -. Qualcosa deve essere successo, deve aver perso la testa, siamo scioccati». Eric vive a Orlando, mentre l'ultimo indirizzo di Stephen era a Mequite, in Nevada. I due non si sentivano spesso. 

La compagna del killer. Marilou Danley, la donna indicata come la compagna di Paddock, invece, avrebbe passaporto australiano. È quanto riportano due giornali australiani, The Australian e The Courier-Mail, che spiegano che la 62enne viveva sulla Gold Coast nel Queensland fino a quando si è trasferita una ventina di anni fa negli Stati Uniti. «Non posso rilasciare nessuna dichiarazione al momento», ha detto una delle sorelle della donna alla stampa locale mentre dal governo australiano non arriva nessun commento.

Tutta la zona intorno al Mandalay Bay è stata isolata. «Abbiamo sentito gli spari di una mitragliatrice mentre eravamo nella nostra stanza d'albergo e sono durati almeno 20 minuti», ha detto una testimone alla rete 20 Minuten. «La polizia ci ha detto di rimanere nella nostra stanza, togliere le scarpe e bloccare le porte», ha aggiunto la donna, spiegando che gli elicotteri circondavano l'hotel, mentre gli agenti erano nei corridoi. In precedenza le autorità avevano affermato che la sparatoria era durata circa due minuti.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA