Strage in Egitto, gli attacchi annunciati
su Internet dai fanatici del Sinai

Strage in Egitto, gli attacchi annunciati su Internet dai fanatici del Sinai
di Bernard E. Selwan Khoury
Lunedì 10 Aprile 2017, 08:36 - Ultimo agg. 11:16
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«WilayatSinai», «Provincia del Sinai»: è questo il nome ufficiale della filiale egiziana del sedicente Stato islamico, che ieri ha pianificato e compiuto il duplice vile, spregevole e immorale attentato terroristico nelle due chiese cristiano-copte. 

La rivendicazione è giunta poco dopo la seconda strage, quella di Alessandria, e come di consueto è stata affidata all'agenzia stampa ufficiale dell'IS, nota come Amaq: «Una fonte di sicurezza all'agenzia Amaq: un'unità di sicurezza dello Stato Islamico ha compiuto i due attacchi nelle chiese di Tanta ed Alessandria», recita in arabo il breve comunicato scritto di Amaq. È questa la modalità più breve e istantanea con cui l'organizzazione terroristica rivendica le azioni da essa pianificate ma anche quelle compiute da lupi solitari non direttamente legati al comando dell'Isis.

La cosiddetta Provincia del Sinai è una sigla nata nel 2014, che sostituisce l'allora principale organizzazione jihadista attiva nell'area del Sinai e nota come Ansar Bayt al-Maqdis (I Sostenitori di Gerusalemme). Come era accaduto nelle altre aree della regione nordafricana e vicino-orientale, le organizzazioni jihadiste che giuravano fedeltà all'autoproclamato Califfo Al-Baghdadi assumevano anche il nome di Provincia di... per indicare la loro adesione al sedicente Califfato islamico proclamato a Mossul, in Iraq. Questa adesione era stata ufficializzata l'8 luglio del 2014, quando decine di mezzi avevano sfilato nella città di Al-Sheikh Zuwayd, nel Sinai, innalzando le bandiere nere del Califfato e giurando fedeltà ad Al-Baghdadi.

Da allora, gli attacchi del gruppo si moltiplicarono, inserendosi così nella più vasta campagna militare condotta dall'IS e dalle sue filiali in Nord Africa e Medio Oriente. I principali obiettivi della Provincia del Sinai, tra il 2014 e il 2016, sono stati di tipo militare, contro l'esercito egiziano, e in un'occasione lanciò alcuni missili contro obiettivi israeliani, nella parte sud di Israele a confine con il Sinai. Il 31 ottobre 2015, fu questo gruppo a rivendicare l'abbattimento dell'aereo russo nel Sinai, decollato da Sharm el-Sheikh e diretto a San Pietroburgo.
Ma è stato tra la fine del 2016 e l'inizio del 2017 che il gruppo ha intensificato i suoi attacchi - propagandistici e materiali - contro i copti e i cristiani egiziani in generale. Alla fine del 2016, alla vigilia del Natale, un attentato rivendicato dalla stessa sigla terroristica aveva colpito la chiesa di Santi Pietro e Paolo a Il Cairo, causando almeno 25 morti. 

L'attentato di ieri ricorda dunque alla comunità internazionale che la minoranza cristiana in Egitto è sotto attacco, e dovrebbe ricordargli che lo è da anni. Gli attentati di ieri non sono che la punta di un enorme iceberg che negli ultimi anni si è sedimentato in Egitto, e si è consolidato all'ombra del caos che ha investito il Paese dal 2011 sull'onda della cosiddetta Primavera Araba.

L'escalation che ha portato al duplice attentato di ieri ha avuto inizio lo scorso febbraio, quando il gruppo terroristico Provincia del Sinai uccise sette cristiani nel Sinai e incrementò le sue minacce dirette contro la minoranza cristiana in Egitto. Ciò portò a un vero e proprio esodo dei cristiani dalla città di Al-Arish, nel Sinai, da cui oltre 40 famiglie cristiane partirono alla volta di Al-Ismailiyya, presso il Canale di Suez. Era il 25 febbraio scorso. Come racconteranno diversi testimoni oculari di Al-Arish ai media arabi, i terroristi della Provincia del Sinai si erano sparsi in tutti i quartieri della città minacciando direttamente i copti: o ve ne andate, o vi uccideremo.

Una situazione di sottomissione e minaccia di morte che negli ultimi anni ha costretto migliaia di copti all'esodo, riducendo la comunità in una minoranza che oggi non supera il 10% della totale popolazione egiziana.

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