Terrorismo, Alfano: «Altre due espulsioni nelle ultime ore»

Terrorismo, Alfano: «Altre due espulsioni nelle ultime ore»
Giovedì 28 Luglio 2016, 15:05 - Ultimo agg. 29 Luglio, 15:53
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Jihadisti o semplicemente fuori di testa? Nel dubbio, ora vengono allontanati dall'Italia senza tanti complimenti. La stretta - dopo i recenti attentati in Francia e Germania che hanno visto protagonisti persone con disturbi mentali - è stata confermata con le due nuove espulsioni comunicate oggi dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano. A farne le spese due marocchini, dopo che già ieri un imam era stato espulso per motivi di sicurezza dello Stato. Dall'inizio del 2015 ad oggi sono 102 gli espulsi, tra cui 9 imam. Simili i due casi. Il primo provvedimento di espulsione ha riguardato Kakman Naib, 25 anni, che lo scorso 12 luglio aveva scaraventato per terra danneggiandolo, un crocifisso di legno del '700 nella Chiesa di San Geremia, a Venezia.

In seguito al fatto, il giovane marocchino era stato ricoverato al reparto di psichiatra del nosocomio di Venezia. L'altro espulso è Briji Salah, 69 anni, arrestato l'1 gennaio 2015 per il reato di danneggiamento aggravato: aveva fatto irruzione nella chiesa di Cles (Trento), buttando a terra statue della Madonna, inveendo contro i fedeli e urlando in arabo espressioni di avversione alla religione cattolica. C'è dunque una maggiore attenzione alle aree di disagio mentale, come ha confermato anche il direttore dell'Aisi, Mario Parente, ascoltato oggi per circa tre ore dal Copasir. L'Italia. ha spiegato il generale, resta a rischio, come gli altri Paesi occidentali, anche se non ci sono evidenze o allarmi specifici. E la minaccia più preoccupante non è tanto quella di una cellula strutturata - di cui in Italia non ci sono evidenze - quanto quella del "lupo solitario", che è anche quella più difficilmente prevedibile. Proprio per questo l'Aisi ha "ritarato" il suo dispositivo informativo potenziando capillarmente la sua rete di "sensori humint", cioè di informatori sul terreno. Con l'obiettivo di captare in tempo ogni possibile segnale di rischio che proviene dagli ambienti legati all'estremismo islamico e non solo.

Attenzione viene dedicata al fenomeno delle "radicalizzazioni lampo" ed alle situazioni legate al disagio psichico che, come si è visto ultimamente, possono giocare un ruolo. È stato innalzato il livello di vigilanza, ha riferito il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, «anche su luoghi diversi dagli "hard target", che prima non erano stati inseriti nella lista dei possibili obiettivi: luoghi che richiamano aggregazioni di persone e, sul fronte dei controlli, non solo moschee e centri islamici, ma anche ristoranti, luoghi di ritrovo, kebab.
Oggi sono molti di più i posti controllati e dunque servirebbe anche adeguare il numero e gli strumenti delle forze dell'ordine e dell'intelligence». Gli altri fronti caldi sono il web, le carceri e i "returnees", cioè i combattenti di ritorno dai teatri di guerra di Siria ed Iraq: sono 110 i foreign fighters che in qualche modo hanno avuto a che fare con l'Italia e, di questi, meno di 20 sono italiani. Gli istituti di pena sono uno degli ambiti di sviluppo delle radicalizzazioni e perciò i soggetti più a rischio sono attentamente monitorati. Su internet, infine, c'è un monitoraggio attento, anche se non è semplice cogliere le comunicazioni che viaggiano sul dark web e sulle chat criptate.
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