Afghanistan, fortezze, templi, tesori millenari: la via della seta riscritta dal satellite

Afghanistan, fortezze, templi, tesori millenari: la via della seta riscritta dal satellite
di ​Laura Larcan
Mercoledì 25 Maggio 2016, 12:26 - Ultimo agg. 1 Giugno, 08:43
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Fortezze, templi, citta', tesori millenari visti dalle stelle. Ecco che la storia della via della Seta viene riscritta dallo spazio. Dall'occhio bionico dei satelliti, per l'esattezza. Perche' per scoprire e salvare tesori sconosciuti delle civilta' ultra-millenarie che hanno popolato l'Asia (e che sono a rischio distruzione per guerre e terrorismo) scende in campo una task force "stellare", che vede schierata la scuderia di satelliti della Nato come sentinelle hi-tech accanto alla legione di archeologi italiani e internazionali, sotto l'egida dell'Unesco e della Banca Mondiale.
 

 


Protagonista di questa speciale storia e' il patrimonio dell'Afghanistan, terra da sempre ambita, se non bramata, per il suo sottosuolo ricco come pochi paesi al mondo, tra oro e petrolio. La storia millenaria dell'Afganista ne da' conto: da Zoroastro ad Alessandro Magno, i persiani di Dario il Grande, i kushan, Gengis Khan, Tamerlano, ognuno ha conquistato l'Afghanistan per arricchire il proprio impero, lasciandovi eccezionali tesori archeologici. Ebbene l'Afghanistan e' ora al centro di un progetto singolare e unico nel panorama orientale che vede impegnate soprattutto le autorita' di Kabul. E' qui, infatti, che si sta adottando il sistema dell'archeologia preventiva in sei aree minerarie (l'attivita' più redditizia per lo sviluppo del neo-rinato stato islamico da 37 anni soffoccato da combattimenti).

I dati fanno la differenza: in due anni di lavoro, su una superficie di appena 16mila kmq sono stati individuati 2500 siti archeologici, di cui 900 quelli fino ad oggi sconosciuti (persino alle imprese italiane e alle ricerche della missione archeologica francese Dafa, dal 1922 in Afghanistan). Fondamentali in questa operazione sensazionale sono le scoperte fornite dalle fotografie satellitari della Nato. L'alta risoluzione ha consentito di indagare anche le aree in territorio ad alto rischio per i conflitti bellici, scenari troppo pericolosi per mandarci gli archeologi di persona.

La strategia "rivoluzionaria" (visionaria e coraggiosa) di sperimentare l'archeologia preventiva in Afghanistan e' al centro ora di un simposio internazionale ospitato a Roma, a Palazzo barberini, dal titolo "Cultural Heritage and Development Initiatives: A challenge or a contribution to sustainability?" che vede la partecipazione del Governo Afghano, dell'Unesco, della Banca Mondiale e del Ministero per i Beni culturali e il turismo. Una risposta civile ai buldozer di Ninive o alle bombe di Palmira: "I conflitti minacciano la sopravvivenza e l'identita' di un popolo - riflette Patricia McPhillips direttore dell'Unesco in Afghanistan - compito della pace allora e' tutelare le testimonianze di ogni forma di civilta', prendendosi cura delle strutture antiche e dei valori che rappresentano considerandoli parte inscindibile dei progetti di sviluppo".

Ecco allora che attraverso i potenti occhi dei satelliti sono state intercettate numerose fortificazioni in terra cruda, luoghi di culto buddisti e islamici, edifici civili e nomadi, monasteri, caravanserai. Il risultato e' una nuova mappa archeologica e digitale a disposizione del Governo Afgano (illustrata a Roma da Omara Kahn Masoudi, eroe afghano del Museo nazionale di Kabul, e da Maria Rita Acetoso architetto Unesco) che ora sembra avere intenzione di rinviare le concessioni minerarie fino a quando il patrimonio culturale non sara' conosciuto e, per quanto possibile, al sicuro. Un esempio? Mes Aynak, qui e' venuta fuori una citta' buddista che per undici. Secoli (dal I a.C. al X d.C) ha prosperato, per ironia della sorte, proprio sull'estrazione di rame, tra monasteri e altri edifici. E qui, i concessionari cinesi hanno per il momento dovuto sospendere ogni attivita' di estrazione.  



 

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