Usa, Trump contro i Dreamers: in bilico 800mila giovani immigrati

Usa, Trump contro i Dreamers: in bilico 800mila giovani immigrati
di Luca Marfé
Martedì 5 Settembre 2017, 17:37 - Ultimo agg. 6 Settembre, 20:10
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NEW YORK - Donald Trump vuole smantellare un altro pezzo dell’eredità di Barack Obama. L’ossessione si rinnova e questa volta è il turno dei “sognatori”.

Li chiamano così, “dreamers” appunto: centinaia di migliaia di giovani che hanno avuto la possibilità di vivere negli Stati Uniti sollevati dal tormento di poter essere espulsi. Questo grazie al cosiddetto Daca, il Deferred Action for Childhood Arrivals, approvato da Obama nel 2012. Un programma rivolto ai figli degli immigrati irregolari che ha consentito alle nuove generazioni nate sul territorio americano di poter richiedere un visto rinnovabile di due anni in due anni. Un meccanismo che ha di fatto offerto la possibilità di studiare, lavorare e più in generale di trovare la propria strada, l’American Dream, tra i confini statunitensi.

Ne hanno beneficiato tutti coloro che sono arrivati negli Usa dal 2007 e prima del compimento dei 16 anni di età. A patto, ovviamente, che non si fossero macchiati di alcun crimine.

Il Daca non è mai stato, in realtà, un percorso capace di condurre automaticamente alla residenza permanente né alla cittadinanza; si è configurato, più semplicemente, come una corsia che ha concesso fino ad oggi a queste persone la chance di poter disporre di un conto in banca, di carte di credito o di una patente di guida. Di elementi, insomma, necessari per strutturare una vita normale.

Statistiche recenti dimostrano però che un buon 5% di coloro che vi hanno aderito si è ritrovato ad avviare un’attività imprenditoriale. Mentre un ancor più abbondante 16% ha acquistato una casa.

Tuttavia, a dispetto di questi dati incoraggianti, il Daca è già da tempo terreno di scontro tra democratici e repubblicani. Ed era stato lo stesso Trump a farne uno dei suoi cavalli di battaglia già in campagna elettorale.

Le ragioni sono diverse, ma fanno capo sostanzialmente a due filoni: il primo è da ricercarsi nel fatto che Obama lo aveva inserito attraverso un ordine esecutivo e senza l’approvazione del Congresso (meccanismo per il quale il tycoon è stato più volte massacrato tanto dai suoi rivali politici quanto dai media); il secondo si ricollega invece all’idea diffusa, soprattutto negli ambienti di destra, che il Daca promuova non soltanto l’immigrazione illegale di per sé, ma addirittura che la favorisca in un’ottica futura. Secondo molti, infatti, offrirebbe un’immagine debole dei confini statunitensi e, parallelamente, la sensazione che pur arrivando sul suolo a stelle e strisce nelle vesti di clandestini, si possa poi trovare un qualche rimedio in loco per poter regolarizzare la propria posizione.

Terminare di colpo il programma, però, porterebbe a depennare ben 800mila unità di forza lavoro dal bacino americano, vasto sì, ma non immune a contraccolpi del genere. Stando ad alcune stime, ciò comporterebbe una contrazione dell’economia del Paese quantificabile da qui a dieci anni in mezzo triliardo di dollari. Andrebbero in fumo, cioè, cifre mostruose. Assieme ai sogni di tutte queste persone.
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