Trump, il presidente della Pace (in Medio Oriente)

Trump, il presidente della Pace (in Medio Oriente)
di Luca Marfé
Mercoledì 16 Settembre 2020, 16:05 - Ultimo agg. 21:04
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Altro che guerrafondaio.
Donald Trump “rischia” di passare alla Storia come il presidente della Pace.


Firma gli Accordi di Abramo per il Medio Oriente, normalizza di colpo le relazioni tra Israele da una parte ed Emirati Arabi Uniti e Bahrein dall’altra, inaugura di fatto quella che per la regione politicamente più “calda” del mondo è già una nuova era.

Il tutto, in questa delicatissima partita a Risiko, senza muovere un solo soldatino.
Se non per riportarlo a casa, come del resto aveva promesso durante la campagna elettorale del 2016.

Ennesima promessa mantenuta, appunto.
E rilanciata ben al di là di qualsiasi anche soltanto lontanamente immaginabile ambizione iniziale.

Un po’ come era già avvenuto sul fronte di Pyongyang e della Corea del Nord, con il triplice incontro con il dittatore Kim Jong-un, con il triplice episodio senza precedenti nella Storia.

Già: la Storia che ritorna, la Storia che si scrive.
Nuova, finalmente di Pace, almeno potenziale, persino possibile.

Con buona pace (senza maiuscola) dei suoi detrattori, impegnati in una ricerca quasi spasmodica e assai poco credibile del difetto, del limite, del trucco. O ancora, in una sorta di gioco di prestigio dell’elusione, con la rivale Cnn che apre a tutta pagina sul voto 2020, sulla relazione complicata tra The Donald e gli indecisi. Come se a Washington non stesse accadendo nulla, nulla di realmente degno di nota. Al limite, chissà, di un trafiletto stringato.

E invece sta cambiando il mondo.
 

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Gioiello di diplomazia, firmata più dal genero Jared Kushner che non dal tycoon in persona, ma “indossato”, giustamente con fierezza, proprio da Trump che intanto fa, mentre gli altri parlano (male) di lui.

Giornate epocali per i protagonisti e viceversa complesse per i narratori professionisti.

Con l’etichetta di guerrafondaio che si fa sempre più difficile da appiccicare addosso a un presidente, uno dei pochissimi dei 45 a stelle e strisce, che la guerra non l’ha fatta mai.

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