Usa, ecco il piano Trump: rischio deficit, tycoon «re del debito»

Usa, ecco il piano Trump: rischio deficit, tycoon «re del debito»
di Luca Marfé
Martedì 13 Febbraio 2018, 18:20 - Ultimo agg. 22 Marzo, 22:08
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NEW YORK - 7mila miliardi di dollari di deficit in dieci anni. È questo il rischio che Donald Trump si prepara a correre.

Pronto un progetto di bilancio pubblico che, per il solo 2019, vale più di 4mila miliardi. Le 150 pagine redatte tra le mura della Casa Bianca devono ancora passare per le mani e soprattutto per l’approvazione affatto scontata del Congresso. Ma le direttrici sono chiare: aumentano spese militari e investimenti per le infrastrutture, precipitano sanità, ambiente e assistenza in generale.

Trump punta ancora una volta ad ostentare i muscoli di un’America forte, desiderosa di rimettere in primo piano il proprio orgoglio patrio. Ecco così, che per il prossimo anno nelle casse della Difesa dovrebbero piovere più di 500 miliardi di dollari. Da far fruttare non soltanto per la politica estera, ma anche e soprattutto per quella interna. Il vero pallino del tycoon, infatti, è rafforzare il Dipartimento della Homeland Security, cioè della sicurezza nazionale appunto, così da poter infliggere un ulteriore colpo all’immigrazione clandestina. Più uomini, più mezzi e più poteri per anteporre la legalità a tutto quanto il resto. Senza rinunciare, peraltro, a fortificare il confine sud grazie all’oramai famigerato muro con il Messico.

Sulle infrastrutture, posta in gioco e azzardo si fanno ancora più alti.

Sin dalle prime battute della campagna elettorale, l’allora candidato e oggi presidente non ha perso occasione per evidenziare lo stato di degrado o di pressoché totale assenza di strade, ponti e ferrovie. Una condizione inaccettabile per la prima economia del pianeta. Pronti dunque, per il 2019, circa 50 miliardi di dollari. Capaci, a detta degli esperti di fede repubblicana, di generare un circolo virtuoso che viene quantificato in una cifra mostruosa. Un indotto che, da qui a dieci anni, dovrebbe oscillare tra i 1500 e i 1700 miliardi. Cifre ben al di là di qualsiasi ragionevole soglia dell’ottimismo per l’opposizione democratica.


(Questo il collegamento al testo completo della proposta firmata Trump)

La discussione si anima, però, ancor di più sul fronte dei tagli. E a sparire sotto un tratto di penna sono almeno 2 miliardi dal capitolo sanità. Coperture assicurative, programmi medici e piani di assistenza. Proprio in queste ore, inoltre, negli Stati Uniti si discute molto anche dei buoni pasto fino ad ora garantiti dal governo federale. L’attuale amministrazione, infatti, sta pensando di abolirli e di sostituirli con una scatola preconfezionata di cibo 100% Made in Usa. Una maniera per ottimizzare le spese e offrire parallelamente un assist al comparto produttivo del settore alimentare a stelle e strisce. Anche in questo caso, non mancano né critiche né polemiche.

Amara ciliegina sulla torta è il destino dell’ambiente cui Trump e i suoi sembrano voltare le spalle, almeno nella forma. Reclamano la sostanza, la capacità della “loro” America di prendersi cura da sola del proprio territorio e del proprio futuro. Rivendicano libertà dalle catene e dagli schemi della diplomazia mondiale. E intanto propongono un’ulteriore sforbiciata alla Environmental Protection Agency, l’agenzia federale per la protezione dell’Ambiente, pari a circa il 25% dei precedenti versamenti annuali. Un risparmio che viene quantificato in più di 2 miliardi e mezzo di dollari.

Nonostante i tagli, però, si ritorna al punto di partenza: con l’ombra del deficit che si staglia ancor più lunga sul già colossale debito pubblico americano (il primo al mondo, nel 2017 ha superato i 20mila miliardi, ndr).

Del resto, nelle vesti di giovane imprenditore, c’è stato un tempo in cui Trump senza neanche troppo scherzare trovò un soprannome buffo, azzeccato e quanto mai attuale da affibbiare a se stesso: “the king of debt”, il re del debito.
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