Usa, piena occupazione, ma rischio chiusura negozi: merito di Obama o colpa di Trump?

Usa, piena occupazione, ma rischio chiusura negozi: merito di Obama o colpa di Trump?
di Luca Marfé
Martedì 16 Gennaio 2018, 16:13
3 Minuti di Lettura
NEW YORK - I dati ufficiali parlano chiaro: gli Stati Uniti sono con un piede sulla soglia della piena occupazione. Stando a quanto dichiarato dall’Unità per le Statistiche del Dipartimento del Lavoro, l’unemployment rate, il tasso di disoccupazione appunto, oscilla nella sua media nazionale oramai al di sotto dei 4 punti percentuali, fino ad arrivare ad un incredibile 2% in alcune aree specifiche del Paese (in Wisconsin, ad esempio).

Un numero talmente basso da essere considerato fisiologico in economia.

E così, a fronte di una domanda di impiego tanto alta, prende forma e si consolida un duplice effetto positivo: da un lato crescono gli stipendi (seppur “soltanto” del 2.5%), dall’altro aumentano le categorie coinvolte nella macchina produttiva a stelle e strisce. Disabili, “disoccupati cronici”, ex detenuti e addirittura persone che stanno tuttora scontando condanne. Tutti, ma proprio tutti, al servizio di un’America che non si ferma più.

Unica nota dolente a fare da contraltare a questo quadro apparentemente idilliaco, la crisi del retail. Di quel commercio al dettaglio, cioè, che rischia di essere travolto da un vero e proprio tsunami di 12mila chiusure. Questo all’indomani di un 2017 già devastante, con ben 9mila saracinesche tirate giù.

Accanto all’economia, come di consueto, c’è la politica che si affanna per accaparrarsi i meriti e schivare le colpe.

Trump celebra il suo primo anno alla Casa Bianca e si veste di gloria, senza perdere mai l’occasione per sottolineare il fiorire dei numeri ed in particolare il trionfo della sua riforma fiscale. Operazione che, nel frattempo (di questo gli va dato atto), attrae attenzioni e investimenti da ogni angolo degli Stati Uniti e altresì del mondo intero. Recente l’annuncio di Fiat Chrysler di veicolare un miliardo di dollari in Michigan, con tanto di bonus di 2mila dollari l’anno per ciascun dipendente. Addio Messico, dunque.

I democratici dal canto loro, ancora sprovvisti di un leader, insistono sulla narrativa secondo la quale i risultati di oggi sarebbero figli delle scelte di ieri. Dell’ottennato di Obama che rischia però di diventare una nostalgia controproducente per un partito non ancora in grado di voltare pagina. Dem che puntano invece il dito proprio contro l’attuale presidente in merito al capitombolo che rischiano centri commerciali e piccoli negozi.

Ma l’equazione non sta in piedi e lo scossone ha più a che vedere con le abitudini e in generale con la cultura degli statunitensi. E con i loro mutamenti.

Le realtà urbane ed in particolare extraurbane si svuotano di quelle famiglie che erano solite trascorrere le loro domeniche nei giganteschi mall. Gli stessi padri, le stesse madri e soprattutto gli stessi figli che oggi, da casa, ciascuno con il proprio smartphone, ciascuno chiuso nella propria stanza, ordinano prodotti su Amazon.

La politica con tutto questo c’entra poco o nulla. Sia essa di destra o di sinistra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA