La sfida di Clinton e Kaine
«Trump non è democratico»

La sfida di Clinton e Kaine «Trump non è democratico»
Sabato 23 Luglio 2016, 20:59
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NEW YORK - «Una boccata d'aria fresca dopo la convention repubblicana»: le prima parole di Hillary Clinton sul palco dell'università di Miami, dove presenta il suo vice Tim Kaine, lasciano subito presagire aria di battaglia. E così, a due giorni dal calcio di inizio della kermesse di Filadelfia che la incoronerà prima donna candidata alla Casa Bianca, sferra l'attacco più duro verso Donald Trump, il più feroce da quando è iniziata la campagna elettorale. Alla ex first lady non è andato giù il clima pesante nei suoi confronti creatosi nell'arena di Cleveland, con minacce e insulti che non si ricordavano da tempo in una convention. E non è piaciuta la visione cupa, tetra, da apocalisse - come l'hanno definita alcuni giornali - che il tycoon ha dato dell'America, giocando sulle ansie e sulle paure delle persone.

«Donald Trump sbaglia. L'America non è in declino. L'America ha ancora davanti i giorni migliori», afferma Hillary, promettendo a Filadelfia «una visione completamente diversa» da quella dipinta a Cleveland: «Noi vogliamo costruire ponti, non muri». Poi l'affondo più severo: «Trump non capisce l'America. Vuole fare tutto da solo. È come un despota, un dittatore, ha la visione autoritaria di chi dice che può risolvere tutto lui. E quando uno dice che può risolvere tutto da solo, deve suonare il campanello d'allarme. Questa non è democrazia».

La lotta finale per la Casa Bianca è iniziata. E, viste le premesse, si preannuncia come non mai feroce e senza esclusione di colpi. Della partita farà parte Timothy Kaine, cattolico, moderato, mite. Per qualcuno «noioso», ma in realtà molto determinato, come dimostrano le sue otto vittorie elettorali consecutive, da sindaco di Newark a governatore della Virginia a senatore. «Nessuno si sbagli. Dietro quel sorriso c'è una spina dorsale d'acciaio», assicura Hillary, che riassume così la figura di Kaine: «È tutto ciò che non sono Donald Trump e Mike Pence». E lui si presenta nel migliore dei modi, parlando in spagnolo e mandando in delirio le centinaia di ispanici che affollano l'auditorium dell'ateneo di Miami: «Bienvenidos a todos a nuestro pas, porque todos somos americanos». Eccola, la visione totalmente opposta a quella di Cleveland. Una visione in cui - accenna Kaine - le minoranze devono essere maggiormente integrate, le donne trattate paritariamente rispetto agli uomini sul lavoro e in termini di salario, gli immigrati devono essere accolti realizzando una riforma giusta. Hillary sorride: pazienza che una parte del partito non ha visto di buon occhio la scelta dell'ex governatore, soprattutto l'area liberal che dopo la sorprendenti primarie di Bernie Sanders sperava in un candidato più progressista. Certo Kaine è contrario all'aborto e sostiene quegli accordi commerciali con Europa e Asia che la sinistra vede come il fumo negli occhi. Ma è da sempre un campione dei diritti civili, convinto sostenitore dell'abolizione della pena di morte, e condivide fortemente la necessità di una stretta sulle armi da fuoco. Kaine può attirare - nelle intenzioni della Clinton - il voto di molti conservatori moderati delusi dalla nomination di Trump. E può attirarsi le simpatie degli ispanici indecisi, a partire dalla Florida, grazie al suo fluente spagnolo. E può essere decisivo in Virginia, uno degli stati-chiave per la vittoria finale, dove è molto popolare.

Intanto su Trump è fuoco incrociato. Perchè anche Barack Obama, in attesa di salire sul palco di Filadelfia mercoledì prossimo, lo attacca a poche ore dalla strage di: »Questo episodio non gli dà ragione«, non legittima la sua promessa di ordine e legalità a tutti i costi, afferma il presidente, per il quale »Il terrorismo è una reale minacci, ma il modo migliore per prevenirlo è non dividere il Paese, non soccombere alla paura, non sacrificare i nostri valori». «Se cominciassimo a seguire il tipo di proposte che ho ascoltato dal signor Trump - aggiunge Obama - e se avallassimo l'idea dei test religiosi per coloro che vengono in America, o quella di varare controlli sui musulmani diversi da quelli a cui sono sottoposti gli altri, allora tradiremmo quei veri valori che rendono eccezionale l'America».
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