Alfano avverte: «Basta tecnici, governo politico o elezioni»

Alfano avverte: «Basta tecnici, governo politico o elezioni»
di Carlo Fusi
Lunedì 22 Aprile 2013, 08:23
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ROMA Un governo Pd-Pdl? Dipende dal programma. Il nostro obiettivo un esecutivo forte. Il lavoro dei saggi ha luci ed ombre, comunque non il Vangelo. Alfano mette i paletti sulla formazione del nuovo governo. Con la soddisfazione di chi ha vinto la delicatissima partita del Colle, il segretario del Pdl mette i paletti sul prossimo, fondamentale, passaggio: la formazione del nuovo governo. «È apparso chiarissimo che Berlusconi si è comportato come uno statista vero. Noi non cambiamo indirizzo: o si riesce a fare un governo forte oppure meglio le elezioni».



Segretario, che significato riveste il bis di Napolitano? C’è chi parla di fallimento della politica, del commissariamento da parte di un signore novantenne che deve farsi carico dell’incapacità del sistema di risolvere i problemi che crea. E’ così?

«Noi rifiutiamo l’accostamento al Pd. Qui non c’è da esprimere una valutazione sulla ”politica”. Bisogna invece avere il coraggio di esprimere dei giudizi. E il nostro è molto chiaro: il Pdl e tutto il centrodestra si è comportato con assoluto senso di responsabilità; che Berlusconi è apparso come un vero statista dicendo fin dal primo giorno di essere disposto a sostenere per il Quirinale un candidato espressione del Pd e idem per palazzo Chigi se questo era necessario per realizzare un governo forte, capace di risolvere i problemi dell’Italia. Immaginiamoci cosa sarebbe accaduto nella situazione opposta, cioè se fosse stato Bersani a dover esprimere sostegno ad un governo guidato da Berlusconi o da un esponente del Pdl: mai e poi mai il Pd avrebbe mostrato il medesimo senso di responsabilità. In più il Pd ha avuto la prova che noi siamo stati di parola: abbiamo infatti votato uno dei fondatori di quel partito, Franco Marini. Dunque non si può genericamente parlare di fallimento di forze politiche: bisogna parlare più concretamente di fallimento del Pd. Che prima ha proposto un presidente per fare la pace con noi, appunto Marini; poi ha proposto un presidente per dichiarare la guerra a di noi, Romano Prodi. Alla fine siamo arrivati a Napolitano. Che per fortuna ha accettato di essere rieletto».



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