Alfano: modificheremo la legge elettorale
c'è già l'ok di Berlusconi

Silvio Berlusconi e Angelino Alfano
Silvio Berlusconi e Angelino Alfano
Venerdì 23 Settembre 2011, 09:35 - Ultimo agg. 23 Ottobre, 23:20
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ROMA - Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha detto oggi che il Pdl al lavoro per cambiare la legge elettorale, obiettivo sul uale c' il via libera di Berlusconi.



«La legge elettorale si cambia. Come Pdl, avendone io parlato con tanti e con il presidente del Consiglio Berlusconi, siamo già al lavoro. La prossima settimana convocherò un tavolo di soggetti istituzionalmente competenti per cambiare questa legge elettorale - dice il segretario del Pdl - L'obiettivo è ottenere il risultato di candidati non calati dall'alto ma spinti dal basso, per essere rappresentativi dell'intero paese e dei singoli territori. Si deve restituire al cittadino il diritto di scegliersi deputato e senatore, ma anche conservare quello di scegliersi il premier. Non si torna indietro di 20 anni: pretenderemo la salvaguardia del bipolarismo e della democrazia trasparente. Ciascuno deve dichiarare a quale coalizione appartiene, altrimenti riproponiamo i vizi del bipolarismo».



L'Italia dei Valori: sembra una battuta. «Alfano parla di legge elettorale come se non fossero stati loro a volere questa pessima legge, a volere liste bloccate che espropriano i cittadini di ogni diritto di scelta - commenta il presidente dei deputati di IDV, Massimo Donadi - Che adesso cambi improvvisamente rotta sembra quasi una battuta che fa il pari con quella del partito degli onesti. Non ce ne voglia Alfano, ma giudicheremo quando vedremo la proposta concreta».



«Mi auguro che ci siano le condizioni per modificare la legge elettorale e per inserire il voto di preferenza - dice il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa - Alle elezioni il Terzo polo correrà da solo: c'è l'esigenza di creare in Italia un'alternativa di serietà e buonsenso a questo sistema che non funziona».



Intanto Donato Bruno avanza l'idea di inserire nella Costituzione le privatizzazioni, a partire da quelle dei servizi pubblici locali. Il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, e relatore alla riforma dell'articolo 41 della Costituzione che è stato approvato dalla stessa commissione e che da lunedì sarà all'esame dell'Aula, voreebbe presentare un emendamento che contiene il principio secondo cui lo Stato può fare «solamente» ciò che non riescono a fare i privati. Il testo varato a marzo dal governo per stimolare le libertà economiche, contiene non solo la riforma dell'articolo 41 della Carta del 1948, ma anche quella di altri articoli che riguardano i rapporti economici tra cittadini e Stato. In particolare il disegno di legge afferma: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni garantiscono e favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà». Donato Bruno, subito prima dell'approvazione del testo da parte della Commissione ha annunciato l'intenzione di presentare in aula un emendamento il quale preciserebbe che Stato, regioni, città metropolitane, province e comuni esercitano «solamente» le attività che non possono essere svolte adeguatamente dai cittadini singoli o associati.



Le opposizioni (Mario Tassone dell'Udc, Roberto Zaccaria del Pd e David Favia dell'Idv) nelle dichiarazioni di voto sul testo del governo hanno sottolineato che la proposta di Bruno accentua le ragioni della loro contrarietà alla riforma del governo, in quanto esso comporterebbe la privatizzazione di tutti i servizi a partire da quelli pubblici locali, ivi compresa l'acqua su cui si è appena svolto un referendum come ha osservato Favia. Zaccaria ha sottolineato che il nuovo testo dell'articolo 41 voluta dal governo comporta, paradossalmente, un «indebolimento delle garanzie per l'iniziativa economica privata». Infatti la Carta del 1948 stabilisce semplicemente che «l'iniziativa economica privata è libera», mentre il governo, con l'intenzione di accentuare i principi liberali ha aggiunto una clausola: «è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge». In questo modo, ha detto Zaccaria, «la fissazione dei limiti dell'iniziativa imprenditoriale è demandata interamente alla legge ordinaria, e quindi le garanzie per l'attività economica privata vengono decostituzionalizzate». Comunque per quanto riguarda l'emendamento all'articolo 118 Bruno ha ammesso che la formulazione con il «solamente» implicherebbe le privatizzazioni, ma ha detto che quella non sarà la formulazione definitiva: «Stiamo lavorando. Lunedì durante la discussione generale in aula presenterò l'emendamento e vedrete».
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