Allarme Bankitalia, il gelo del governo: «Non faremo nessuna manovra correttiva»

Allarme Bankitalia, il gelo del governo: «Non faremo nessuna manovra correttiva»
di Alberto Gentili
Sabato 19 Gennaio 2019, 10:30 - Ultimo agg. 18:15
4 Minuti di Lettura

Né Luigi Di Maio, né tantomeno Matteo Salvini vogliono sentir parlare di manovra correttiva. Di fronte alle stime di Bankitalia che parlano di un'Italia tornata in recessione, quasi dimezzano le previsioni di crescita dell'anno in corso (dall'1% allo 0,6%) e raccontano di un Paese dove la fiducia è evaporata come dimostrano il calo dei consumi delle famiglie e il crollo degli investimenti delle imprese, il leader dei governo giallo-verde alzano un muro.

Correzione dei conti? Sicuramente non si farà nulla prima delle elezioni europee di maggio, hanno detto (più o meno con le stesse parole) i due vicepremier ai loro collaboratori, corsi a chiedere lumi sulle possibili contromosse. E Di Maio, tra vedere e non vedere, ha sparato a zero contro palazzo Koch per le sue «stime apocalittiche»: «Vedrete, si riveleranno infondate». Del resto, il capo grillino non è mai stato tenero con il governatore Ignazio Visco, giudicato «un fiancheggiatore dell'establishment» e il colpevole delle crisi bancarie per «difetto di vigilanza». Una posizione che Salvini condivide almeno in parte: «Bankitalia era tra quelli che diceva non avremmo mai modificato la legge Fornero, invece...». E nella Lega si narra di «visioni diverse con Visco».
 
L'attacco a palazzo Koch, nel day-after della festa per il lancio del decretone con il reddito di cittadinanza e quota 100, serve anche a mascherare un quadro effettivamente allarmante. Già martedì prossimo l'Ecofin dovrebbe (com'è praticamente certo, vista l'intesa in extremis con la Commissione europea) rinunciare ad avviare la procedura d'infrazione. Ma potrebbe chiedere, a causa del peggioramento del quadro economico, di mettere in cantiere una correzione dei conti. Perché se cala il denominatore del Pil, peggiora il rapporto con il deficit. Conclusione: il 2,04 concordato con Bruxelles è già di fatto un miraggio. Tanto più che la previsione di Bankitalia appare ottimistica, molte banche d'affari stimano una crescita ancora più bassa. Bank of America prevede addirittura lo 0,2%. Ebbene, in base ai primi calcoli e confidando che il dato reale alla fine sia lo 0,6% indicato da palazzo Koch, il rapporto deficit-Pil dovrebbe salire al 2,2%. E ciò comporterebbe una correzione dei conti di non meno di 3,4 miliardi, come stima anche l'economista dem Luigi Marattin.

Troppi soldi e assolutamente soldi da non tirare fuori prima del voto europeo del 26 maggio. Perché i tagli alla spesa pubblica promessi dal premier Giuseppe Conte non basterebbero e sarebbe necessario un aumento delle tasse. Cosa assolutamente sconsigliabile alla vigilia delle elezioni: rischierebbe di vanificare gli effetti elettorali del reddito e di quota 100. E perché, come spiega Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture e mente economica della Lega, «fare una manovra correttiva sarebbe un'operazione recessiva, vorrebbe dire uccidere il malato invece di guarirlo». Inoltre «non ha senso intervenire prima di vedere gli effetti espansivi della legge di bilancio appena varata». Un po' la linea di Conte che l'altra sera ha detto: «Una manovra bis? C'è tempo per tutto, ora consentiteci di mettere in campo le misure, in particolare gli investimenti, e di osservarne l'impatto sull'economia».

In più, come da giorni e settimane ripetono Di Maio e Salvini, il governo giallo-verde spera negli «effetti positivi sulla crescita di reddito e quota 100» e soprattutto nella «primavera europea» che «spazzerà via gli euroburocrati».

Traduzione: 5Stelle e Lega puntano sulla vittoria dei partiti populisti e sovranisti che, scommettono i due vicepremier, archivieranno il rigore contabile. «Se c'è una situazione economica dell'intera Europa così grave», afferma Siri, «non salta solo la crescita, saltano anche le regole...». E mettono a verbale i 5Stelle, in una nota congiunta dei deputati delle commissioni Bilancio e Finanze: «Il bollettino di Bankitalia è la certificazione del totale fallimento delle politiche di austerità. Fortunatamente abbiamo portato a casa la manovra del popolo che archivia il sentiero recessivo. La prossima battaglia si giocherà alle elezioni di maggio dove i cittadini sono chiamati a mandare via chi ha portato l'Europa sull'orlo del precipizio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA