Alleanza, centristi in fuga
verso Berlusconi

Alleanza, centristi in fuga verso Berlusconi
di Emilio Pucci
Martedì 18 Luglio 2017, 09:06
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ROMA «Una settimana fa c'è stata una rivolta dei senatori di Ap. Abbiamo fatto una riunione e abbiamo detto chiaro ad Alfano: «Se dici sì alla fiducia rischi di essere sfiduciato tu, non solo il governo». Roberto Formigoni racconta così la battaglia che ha portato il premier Gentiloni a stoppare il provvedimento sullo ius soli. A palazzo Madama in pochi credono nel voto anticipato e allora tra i centristi non c'è alcuna voglia di seguire l'agenda del Pd. «Abbiamo cacciato i muscoli sintetizza l'ex governatore della Lombardia - siamo stati noi ad imporre la libertà di voto sul codice Antimafia. A votarlo sono stati solo 7 su 29, ormai i numeri sono evidenti».

Il messaggio arrivato al ministro degli Esteri è semplice: «Cosa ti aspetti ancora da Renzi? Già ti ha messo le dita negli occhi, ora bisogna cambiare registro». Da qui alla pausa estiva non sono previsti scontri, ora si lavora ad una tregua, ma lo stop al ddl sulla cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia viene vissuto dai centristi come un punto di svolta. Alfano rivendica il successo non solo del suo partito ma anche «del buon senso e della ragionevolezza». «Siamo ancora determinanti», ha spiegato ai suoi. E lo ribadirà sabato alla Summer school di Ap che si terrà nel fine settimana a Taormina.

Un appuntamento che viene considerato uno spartiacque perché darà il via all'accelerazione dell'aggregazione di centro, con Casini, Tosi, Zanetti e altri esponenti dell'area moderata. Tuttavia proprio la frenata sullo ius soli ha riaperto la discussione interna in vista delle prossime Politiche. Si è mosso da tempo Costa, ha minacciato (e minaccia ancora) di lasciare il governo, sta cercando di costruire un ponte con chi «ha radici comuni» nel centrodestra come dichiarato in una intervista al Mattino. Non ritiene il ministro che ci sia spazio, soprattutto se la legge elettorale non dovesse essere modificata, per un progetto alternativo ai due poli. Un avvicinamento alla coalizione berlusconiana non attraverso delle sigle ma con la costruzione di un nuovo cantiere. Brunetta ha aperto al ministro per gli Affari regionali («Enrico è un amico, un liberale, FI è tornata ad essere attrattiva») ma il Cavaliere al momento non intende spalancare le porte ad Alfano. Anzi sul leader di Ap resta il veto, solo in pochi verranno riaccolti in casa. In ogni caso soprattutto al Senato è tornata la voglia di un fuggi fuggi verso i lidi azzurri.

Il piano del responsabile della Farnesina è un altro: puntellare il centro, puntare ad una forza che possa perlomeno superare la soglia prevista del 4% alla Camera. I centristi puntano su Parisi l'offerta fatta all'ex ad di Fastweb è quella di fare il portavoce della nuova area e su Calenda. Ma al momento non c'è né l'uno né l'altro e allora in molti sperano che Berlusconi metta il cappello su una nuova forza moderata in contrapposizione a Renzi.
E poco importa che Parisi due giorni fa sia andato da Salvini: «È andato a misurare distanze e vicinanze, nulla di male. Noi dobbiamo battere un colpo subito», dice Formigoni. Il Cavaliere non ha però alcuna voglia di muoversi ora. La novità è che è tornato al di là dei proclami anti-Renzi - a sondare il Pd per far ripartire il treno della legge elettorale al Senato dove Romani da tempo dialoga con Zanda. Non c'e' un no a riaprire il confronto con la galassia centrista ma la convinzione è che con una legge proporzionale ognuno correrà con i propri vessilli, poi dopo il voto si vedrà.