Giustizia, Legnini vede Orlando: nessun bavaglio sulle toghe

Piercamillo Davigo
Piercamillo Davigo
Mercoledì 11 Maggio 2016, 10:38 - Ultimo agg. 15:15
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«Non c'è nessun bavaglio: non abbiamo mai messo in discussione il diritto di ciascun cittadino, magistrati compresi, di esprimere il proprio orientamento». Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, al termine dell'incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando, ai cronisti che gli hanno chiesto di commentare le affermazioni di chi nel centrodestra sostiene che nell'era di Berlusconi i magistrati erano più liberi di esprimersi di oggi.

Nel corso dell'incontro odierno, come ha specificato anche lo stesso Orlando, non si è parlato del referendum sulle riforme costituzionali e della possibilità per i magistrati di esprimersi in merito. «L'Anm - ha dichiarato però Legnini interpellato dai giornalisti - valuti quali sono le regole di comportamento. Il Csm assumerà qualche orientamento. Ma se ciascuno dichiarasse di aderire al comitato del sì o del no, se ci mettessimo tutti in campagna elettorale, questo sarebbe un danno per la credibilità delle istituzioni».

«Con il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini abbiamo discusso delle interazioni tra governo, ministero e Csm anche alla luce di dichiarazioni che avevano creato elementi di ombra su questi aspetti» e da Legnini è arrivato un impegno «perché ci sia vigilanza sul fatto che i pareri del Csm siano strettamente legati alla funzione istituzionale», ha detto Orlando al termine.  Del referendum sulle riforme e della possibilità per le toghe di esprimere opinioni «non si è parlato - ha continuato il ministro - è una questione la cui riflessione compete alla valutazione del Csm». Quanto al caso Morosini, «Legnini mi ha precisato la presa di distanza di Morosini rispetto alle affermazioni a lui attribuite». Ma Orlando ha sottolineato come da questa vicenda emergano «dei passaggi che indicano la necessità di condotte che mettano gli organi istituzionali al riparo da polemiche».

«Con Legnini - ha aggiunto Orlando - abbiamo trattato anche le questioni riguardanti i magistrati impiegati in attività istituzionale diversa da quella giurisdizionale. In generale c'è una convergenza e idee chiare su iniziative comuni. È stato un incontro positivo per rilanciare la leale collaborazione. Ho chiesto a Legnini di procedere al più presto alle nomine di quegli uffici che risultano in una situazione di difficoltà organizzativa: pensiamo non si possa più attendere dove c'è arretrato nel civile e un indice di prescrizione nel penale superiore alla media». Un aspetto quest'ultimo su cui, anche Legnini al termine della riunione parlando con i giornalisti, ha ribadito che c'è il massimo impegno del Csm.

«Le nomine vanno avanti in autonomia e serenità: fino ad oggi ne abbiamo fatte 315. Respingo qualsiasi ipotesi di pressioni sulle nomine», ha poi sottolineato ancora il vicepresidente del Csm, dopo il caso aperto dall'intervista al consigliere Morosini e ai passaggi relativi al funzionamento del Csm. «Il ministro - ha aggiunto - non mi ha mai parlato di nomine. Noi procediamo in modo spedito».

Quanto alla vicenda Morosini «non era un caso da risolvere perché non c'era da metterci sopra una pietra - ha detto Legnini - è una vicenda chiarita. Ieri ho avuto un confronto con Morosini che oggi parlerà in plenum. Morosini mi ha detto che non si riconosce nelle affermazioni» attribuitegli nell'intervista «e ha preso le distanze. Ringrazio il ministro per aver dato l'occasione di un confronto e di assumere orientamenti», ha sottolineato Legnini, che ha poi sintetizzato tale orientamento. «Innanzitutto - ha detto - i pareri sulla riforma si redigono nelle forme più appropriate e consone alle finalità dell'istituzione con considerazioni tecnico-giuridiche sulle norme. Il che non esclude che il Csm possa fare osservazioni critiche». Riguardo al Csm e al suo funzionamento «ai primi di giugno credo che approveremo e completeremo la riforma del regolamento interno».

Le toghe e il guardasigilli accolgono dunque l'invito del capo dello Stato a «ricucire» e a stemperare le tensioni tra politica e giustizia. Orlando ha avuto ieri un lungo colloquio con il presidente dell'Anm Piercamillo Davigo e con la sua giunta. L'appuntamento fa parte dei consueti incontri istituzionali che seguono all'insediamento dei nuovi vertici del sindacato delle toghe. Ma acquista un significato particolare proprio perchè arriva all'indomani del vertice al Quirinale tra il capo dello Stato Sergio Mattarella e Legnini e a quel messaggio di raffreddare un clima diventato troppo acceso.

Prima c'era stata l'intervista di Davigo sui politici che rubano e non si vergnognano nemmeno più a far salire la temperatura; poi il colloquio con il Foglio del consigliere del Csm Piergiorgio Morosini, smentito però dal togato, con giudizi drastici su esponenti del governo, magistrati, sullo stesso Csm e l'annuncio di un suo possibile impegno nella campagna referendaria con il Comitato per il no.
   
«È stato un incontro molto proficuo», ha commentato Davigo. «È emersa una reciproca volontà di collaborazione per affrontare i nodi strutturali della durata dei processi e gli altri problemi connessi ai procedimenti sia penali sia civili e ai conseguenti riflessi sulle strutture e l'ordinamento». 


 

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