L'euro accusa il colpo: crolla
Banche, incognite su Mps

L'euro accusa il colpo: crolla Banche, incognite su Mps
di Carlotta Scozzari
Lunedì 5 Dicembre 2016, 08:05
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Con la vittoria del «no» al referendum costituzionale, l'attenzione piomba prepotentemente sui mercati finanziari. E va alla Borsa, e alle banche in particolare che da tempo ormai sono osservate speciali, ma anche ai titoli di Stato, e soprattutto al tanto temuto termometro dello spread tra Italia e Germania.


Ma anche all'euro, che già nella notte, all'apertura della Borsa di Tokyo ha accusato il colpo deprezzandosi di oltre l'1,2% al cambio con lo yen. Poi la moneta unica ha continuato a perdere attestandosi a 1,05 nei confronti del dollaro, ai minimi, degli ultimi 20 mesi. Peggio di quanto accadde subito dopo la Brexit. Sui mercati finanziari il rischio è che le banche italiane, afflitte dal nodo dei crediti deteriorati e per questo già fortemente penalizzate in Borsa negli ultimi mesi, tornino pesantemente nel mirino delle vendite. Stesso discorso per i titoli di Stato, con il differenziale di rendimenti sui titoli decennali tedeschi che potrebbe tornare a rialzare la testa, dopo che già negli ultimi giorni era stato protagonista di strappi al rialzo. Se queste previsioni dovessero tradursi in realtà oggi la questione finirà senza dubbio sul tavolo dell'Eurogruppo, insieme con la manovra finanziaria per il 2017. Se Piazza Affari, infatti, aprirà alle 9.00 di oggi, dalle 10.00 il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, dovrà spiegare ai colleghi europei come e con quali misure il governo intenda raggiungere gli obiettivi indicati per il prossimo anno. E questo dopo che la Commissione Ue, a metà novembre, ha classificato «a rischio» di violazione del Patto di stabilità il programma italiano. Impossibile, quindi, che l'esito del voto italiano non irrompa sul tavolo dell'Eurogruppo, per due ragioni. La prima è di natura politica e riguarda il futuro dell'attuale governo di Matteo Renzi messo davanti a una vittoria del «no». Le domande sono numerose e al momento non trovano ancora risposte certe: chi sarà a rapportarsi con le istituzioni europee dopo il voto? Chi firmerà la manovra per il 2017? La seconda ragione, di natura squisitamente finanziaria, è che una eventuale forte instabilità sui mercati rischierebbe di avere effetti negativi sull'intera area dell'euro, specie sui paesi dall'economia più fragile (simili all'Italia). Ma cosa potrebbe succedere sui mercati finanziari dopo la vittoria del «no» al referendum? In una nota di ieri, Lorenzo Codogno, ex capo economista del ministero dell'Economia e fondatore di Lc Macro Advisors Limited, ammetteva di aspettarsi, con una vittoria del «no», «una reazione dei mercati finanziari fortemente negativa», perché questo scenario dovrebbe essere già stato grosso modo scontato. «Nelle ultime settimane - ricorda Codogno - lo spread tra Btp e Bund tedeschi si è allargato e il settore bancario, dall'inizio dell'anno, ha fatto decisamente peggio dell'indice di riferimento.
Tuttavia, aggiunge l'economista, se dovesse verificarsi una crisi di governo a cui, nel giro di due settimane, non dovesse trovarsi soluzione, «i mercati finanziari rischieranno di tornare sotto pressione». Di più: se dovesse concretizzarsi questo scenario, «probabilmente - sostiene Codogno - l'aumento di capitale di Mps sarebbe rinviato o cancellato». Il riferimento è all'aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro che il Monte dei Paschi sta tentando di portare a termine entro la fine dell'anno, insieme con la cessione di un maxi-pacchetto di sofferenze. Si tratta di due passaggi chiave per mettere in salvo la banca senese, bocciata agli stress test bancari dello scorso luglio. Certo la settimana che si apre per le Borse del vecchio continente sarà comunque davvero calda: c'è il referendum italiano e, dopo il voto austriaco, considerato un importante test sulla strada che potrebbe imboccare l'Europa, gli occhi sono puntati sull'appuntamento Bce di giovedì con le decisioni su tempi e dimensioni del quantitative easing. Tra analisti e operatori rimasti nel week end dalle parti di Piazza Affari circola molto la convinzione che sia il nò sia una vittoria del sì sarebbero già stata in parte scontate dai mercati. Nel primo caso l'attesa è di forte turbolenza al ribasso nelle prime ore di scambi, nel secondo caso di un aumento generalizzato dei prodotti made in Italy per ricoprirsì, ma con pochi effetti di lungo periodo. Quello che potrebbe cambiare di molto la portata della speculazione è l'effetto che potrà esserci sul governo: ai mercati non piace l'instabilità e l'apertura di una crisi sotto la pioggia di un'eventuale forte maggioranza dei no viene vista come molto scivolosa.
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