Ballottaggi, si vota per 126 sindaci
luci accese su Napoli, Roma e Milano

Ballottaggi, si vota per 126 sindaci luci accese su Napoli, Roma e Milano
Sabato 18 Giugno 2016, 20:32 - Ultimo agg. 19 Giugno, 12:33
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Quando sono noti i dati relativi a circa 30 sui 113 nei quali si svolgono i ballottaggi per l'elezione dei sindaci (Friuli VG e Sicilia esclusi), l'affluenza alle urne, rilevata alle ore 12 di oggi, va attestandosi intorno al 15%. Il dato è provvisorio e destinato a cambiare, dal momento che non sono ancora affluiti al Viminale i dati relativi all'affluenza nelle grandi città. Al primo turno l'affluenza alle ore 12 negli stessi comuni era stata del 16,57% per cento.


Seggi aperti per i ballottaggi delle elezioni comunali, che si concluderanno questa sera alle 23. I cittadini che oggi andranno al voto sono 8.610.142, distribuiti in 126 comuni, di cui sei capoluogo di regione (Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e Trieste) e 14 di provincia (Benevento, Brindisi, Carbonia, Caserta, Crotone, Grosseto, Isernia, Latina, Novara, Olbia, Pordenone, Ravenna, Savona e Varese). Lo scrutinio avrà inizio questa sera al termine delle operazioni di voto e dopo il riscontro del numero dei votanti.


La guida di centoventisei comuni, tra cui alcune grandi città come Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna ma anche gli equilibri tra gli schieramenti e all'interno dei partiti: la partita dei ballottaggi per le amministrative, comunque finisca, sarà letta come cartina tornasole dei rapporti di forza sulla scena politica.

Se infatti il premier Renzi ha puntato a derubricare l'appuntamento elettorale a contesa locale, rinviando la sfida su governo e leadership al referendum istituzionale di ottobre, gli altri protagonisti sperano di incassare ai seggi vittorie utili a conquistare o riconquistare più spazio anche a livello nazionale. È il caso del M5S, che conta di far diventare Virginia Raggi sindaco di Roma e non nasconde di sperare che Chiara Appendino batta Piero Fassino a Torino cancellando gli oltre dieci punti di distacco. Ma anche di Forza Italia: se Stefano Parisi riuscisse a mettere ko il renziano Beppe Sala, gli azzurri potrebbero infatti rivendicare di aver avuto ragione a puntare su un candidato moderato contro la strategia Meloni-Salvini, che nella capitale non è riuscita a imporsi nonostante i buoni risultati della leader di Fratelli d'Italia. Uno scenario che peserebbe moltissimo in casa Pd, dove il capoluogo lombardo viene considerato l'ago della bilancia di questa tornata elettorale. Qualora il partito democratico, oltre alla capitale che in molti danno per persa ma su cui i vertici Dem non perdono la speranza, non riuscisse infatti a mantenere il comando degli altri capoluogo chiave come appunto Milano e Torino (a Napoli si dà per scontata la riconferma di Luigi De Magistris mentre a Bologna la vittoria del centrosinistra con Virginio Merola e a Trieste del centrodestra con Roberto Dipiazza) è facile immaginare che anche la resa dei conti interna tra maggioranza e minoranza si accelererebbe: c'è chi, in quel caso, non nasconde di pensare addirittura a una anticipazione del congresso prima della consultazione popolare d'autunno.

Quella dei ballottaggi, avverte però anche un senatore della minoranza Dem, Federico Fornaro, è una sfida «apertissima» e a fare la differenza, sostiene, saranno quanti fra gli astenuti al primo turno decideranno di andare a votare domani. Certo, il faccia a faccia, secondo l'Istituto Cattaneo, tende a favorire i grillini: il Movimento è infatti più capace di altri di pescare in modo trasversale e in passato - sottolineano i ricercatori - è già stato protagonista di eclatanti rimonte. E a poche ore dall'apertura delle urne, è proprio tra pentastellati e democratici che si ingaggia l'ennesimo scontro: nel mirino dei Dem la vicenda legata ad alcune consulenze non denunciate della candidata sindaco Raggi, su cui tra l'altro secondo il sentore Dem Stefano Esposito la procura (che però smentisce) avrebbe aperto un fascicolo. Tutto dichiarato, è la difesa della diretta interessata che ha postato su Facebook le «carte». Solo bugie, è però la controreplica della vicesegretaria del Pd Deborah Serracchiani, seguita da una batteria di deputati e senatori Dem che accusano i grillini di aver così violato una regola fondamentale in caso di elezioni: il silenzio elettorale a 24 ore dal voto. 
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