Berlusconi: pronta riforma della giustizia
Lodo Alfano, Pd: referendum abrogativo

Il premier Berlusconi e il ministro Alfano
Il premier Berlusconi e il ministro Alfano
Mercoledì 20 Ottobre 2010, 12:25 - Ultimo agg. 15 Marzo, 22:25
3 Minuti di Lettura
ROMA (20 ottobre) - Berlusconi ha annunciato per la prossima settimana il progetto di riforma della giustizia, parlando di accordo preventivo con le forze presenti in Parlamento. Intanto infuria lo scontro sul Lodo Alfano, con il Pd che per bocca di Bersani conferma l'opposizione al provvedimento e annuncia il referendum abrogativo.



Berlusconi: «La prossima settimana presenteremo in cdm la riforma della giustizia, che è già ultimata. Abbiamo lavorato con le forze del parlamento per un accordo preventivo. Abbiamo un sistema di giustizia civile e penale con tempi incredibilmente lunghi, inaccettabili». Il premier è tornato anche sul tema intercettazioni: «Io vivo con grande difficoltà che non si possa più utilizzare il telefono. È terribile essere in un Paese in cui non puoi avere la certezza di non essere intercettato. È qualcosa a cui dovremo rimediare».



Alfano: «Stiamo lavorando a una riforma della Costituzione che va scritta con la dovuta ponderatezza, e noi crediamo di poter portare a compimento un buon lavoro che abbia come scopo quello di rendere più giusto il processo italiano, più funzionante la giustizia, più garantiti i cittadini, autonomi e indipendenti i magistrati giudicanti e inquirenti - ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, parlando del Lodo costituzionale che porta il suo nome - La nostra riforma della giustizia non avrà nessuna istanza di ritorsione nei confronti della magistratura, come la sinistra pregiudizievolmente afferma, e noi ribadiremo, e se possibile rafforzeremo, l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, sia inquirente sia giudicante, in un quadro di maggiore efficienza del sistema, di maggiore effettiva parità tra accuse e difesa e di un contesto in cui ad un organo più indipendente e meno corporativo non legato ai giochi di corrente della magistratura potrà essere anche esercitata la giustizia disciplinare».



Bersani: «È una legge inaccettabile e fare le barricate vuol dire che noi ci opporremo con tutte le forze che abbiamo in Parlamento e poi andremo al referendum perchè noi non siamo disposti a risolvere i problemi di Berlusconi», dice il leader Pd a Sky tg24.



Donadi: finiani campioni della legalità a chiacchiere. «I finiani sono sono campioni di legalità a chiacchiere - dice Massimo Donadi (Idv) - E' incredibile quello che è successo in commissione Affari costituzionali del Senato. A differenza di tutte le grandi democrazie occidentali, in cui la norma riguarda sempre e solo reati commessi nell'esercizio delle funzioni, in Italia se uno fa il presidente del Consiglio una volta, poi un'altra volta e poi il presidente della Repubblica, per 17 anni non viene giudicato».



Bocchino: la tutela alle alte cariche va data.
«Chi ci accusa sul Lodo Alfano non ha approfondito - dice Italo Bocchino (Fli) - Essendo la norma a tutela della serenità delle funzioni è un falso problema. La tutela alle alte cariche va data. Noi l'abbiamo sempre detto: dobbiamo garantire la serenità della funzione. Ora guardiamo alle riforme vere dove trovare una convergenza».



Diliberto: governo eversivo, urge una mobilitazione. «Sul Lodo Alfano - dice Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci-Fds - la maggioranza, finiani compresi, ha gettato la maschera: siamo in presenza di un governo eversivo. Come definire altrimenti chi si fa beffa della Costituzione e cancella in un sol colpo il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge? Ora più che mai serve una mobilitazione popolare di tutte le forze di opposizione contro questo tentativo di sovvertire l'ordine costituzionale per favorire Berlusconi».



Storace: lo chiameremo "lodo Alfini". «Lo chiameremo Lodo Alfini - scrive Francesco Storace sul suo blog www.storace.it commentando l'approvazione dell'emendamento sulla retroattività al lodo Alfano costituzionale - Vanno analizzati bene due fatti. La protesta sul voto della commissione del Senato è di cartone: la discussione sull'emendamento Vizzini è durata pochissimi minuti, con appena tre - dico tre -interventi... Secondo fatto, ben più rilevante: il capo dello Stato ha fatto sapere che non mette becco sulle questioni all'esame del Parlamento; la terza carica dello Stato, invece, convoca il ministro della Giustizia, sospende il giudizio, attende il testo della riforma per commentarla. Si chiama ricatto. E' incompatibile con una carica istituzionale. E' sfrontatezza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA