Berlusconi verso la decadenza in Senato. Lui: uccisa democrazia

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi
di Claudio Marincola
Sabato 5 Ottobre 2013, 08:25 - Ultimo agg. 18:36
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ROMA Mancata convalida. Con una formula che fa pensare a un biglietto di treno scaduto la Giunta per le elezioni di palazzo Madama ha deliberato ieri la decadenza di Berlusconi. È un preavviso di licenziamento: in base alla legge Monti-Severino non ha più i requisiti per essere senatore. Se l’Aula accoglierà la delibera - come potrebbe succedere già entro ottobre - il leader del centrodestra, per la prima volta dal 1994, cesserà di essere un parlamentare; non avrà il salvacondotto dell’immunità, sarà esposto a tutte le intemperie giudiziarie.

EVERSIONE

La seduta è durata 6 ore. L’ok alla decadenza era scontato: 15 voti a favore, (Sel, Pd, Sc, 5Stelle, Autonomie) e 8 contrari (Pdl e Lega). Le agenzie hanno battuto la notizia alle 16.36, dopo l’annuncio del presidente Dario Stefàno. Un secondo dopo aveva fatto il giro del mondo. Data storica per i «nemici»; «operazione contra personam, al limite dell’eversione», per i fedelissimi. E Berlusconi attacca: «Quando si vìola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia. Questa indegna decisione è stata frutto della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico». Per il vicepremier Alfano: «Il voto svela accanimento». Per Schifani si tratta di: «un verdetto che la dice lunga sulla serietà e terzietà dei componenti che hanno detto prima del voto come la pensavano».

SCHERMAGLIE

Il centrodestra aveva promesso battaglia. Ma la difesa si è limitata alla memoria e alla richiesta di ricusazione. Né l’ex premier né i suoi avvocati si sono presentanti. C’era invece l’avvocato di Ulisse Di Giacomo, il primo dei non eletti in Molise, pronto a subentrare. A creare l’«incidente» ci ha pensato allora il senatore 5stelle Vito Crimi: alle 10.04, in piena udienza pubblica, prima ancora che la Giunta si riunisse in camera di consiglio, ha girato su Facebook un post da caserma su Berlusconi opera del suo portaborse. Sono iniziate le schermaglie. Il capogruppo azzurro Schifani ha chiesto la sospensione della seduta. Il presidente del Senato Grasso con un comunicato ha fatto sapere che non c’era alcuna possibilità di comunicare con la Giunta e che in ogni caso il comportamento sarebbe stato «valutato dagli organi competenti». Ancora prima della gaffe di Crimi - preso di mira con un tweet anche dal suo collega Battista - era stata la Casellati (Pdl) a chiedere la parola. «Non gliela dò», ha tagliato corto Stefàno citando il regolamento. Clima teso, insomma. Lo sarà ancora di più quando la Conferenza dei capigruppo si riunirà per decidere la data in cui la decadenza arriverà in Aula. Stefàno da ieri ha 20 giorni di tempo per scrivere la relazione. Per il Cav riparte il conto alla rovescia.

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