Bossi: no all'arresto di Milanese
salvo il governo. Berlusconi: vado avanti

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi
Mercoledì 21 Settembre 2011, 10:25 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 00:05
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ROMA - Nel giorno in cui il premier Silvio Berlusconi salito al Quirinale per un vertice con il capo dello Stato, il deputato del Pdl Marco Milanese, ex braccio destro di Tremonti, coinvolto nell'inchiesta P4. annuncia di volersi autosospendere dal Pdl. Gi da diversi giorni ho provveduto a comunicare formalmente ai vertici del Popolo della Libertà la mia decisione di autosospendermi dal gruppo parlamentare e dal partito in attesa di potervi rientrare a pieno titolo appena sarà acclarata la miaestraneità ai fatti che mi sono stati addebitati - ha detto Milanese - In questo momento è mia precisa volontà che la vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto, e per la quale domattina la Camera sarà chiamata ad esprimere il voto sulla richiesta di autorizzazione all'arresto, non venga in alcun modo strumentalizzata ed utilizzata a fini di battaglia politica e che possa nuocere all'azione politica del mio partito».



Berlusconi è salito nel tardo pomeriggio al Quirinale per incontrare Napolitano. All'incontro, durato un'ora e venti minuti, ha partecipato anche il sottosegretario Gianni Letta. A chiedere l'incontro sarebbe stato lo stesso premier, intenzionato a spiegare a Napolitano perché vuole andare avanti e cosa il governo intende fare per rilanciare la crescita e lo sviluppo. Proprio ieri Napolitano aveva chiesto di accelerare su un pacchetto di misure per promuovere la crescita. Lasciato il Colle, il premier è rientrato a Palazzo Grazioli per un incontro in tarda serata con i vertici del Pdl.



Io non faccio passi indietro. Ho una maggioranza e chi mi vuole sfiduciare se ne assuma la responsabilità in Parlamento. E se non dovessi avere più i numeri si va alle elezioni. E' un Berlusconi determinatissimo quello che si è presentato davanti a Napolitano, pronto a rispedire al mittente qualsiasi soluzione alternativa che preveda un suo passo indietro e l'addio a palazzo Chigi. Un confronto teso, quello con il capo dello Stato, in cui il Cavaliere avrebbe ribadito ancora una volta la volontà di finire la legislatura mettendo mano, già nel Consiglio dei ministri di domani, alle misure per la crescita auspicate dal Colle. Napolitano non avrebbe nascosto la sua preoccupazione di fronte alla situazione economica e alla difficoltà, vista la fragilità dell'esecutivo, di far fronte ad un eventuale peggioramento dell'economia italiana. Il capo dello Stato, insomma, avrebbe messo in chiaro che l'esecutivo può andare avanti solo se garantisce di avere i numeri. Nessun passo indietro, dunque, nonostante il pressing dei big del partito e, pare, anche dei figli, si racconta in ambienti della maggioranza.



In mattinata c'era stato un vertice tra il premier e il leader della Lega, Umberto Bossi. Alla riunione ha partecipato anche il segretario del Pdl Angelino Alfano. Subito dopo a palazzo Grazioli è arrivato anche il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri.



«Io voto per non far cadere il governo» ha detto in serata Umberto Bossi ai cronisti che gli chiedevano se domani la Lega lascerà libertà di coscienza o voterà contro l'arresto del deputato del Pdl, Marco Milanese. «Come è andato l'incontro con Berlusconi?» gli chiedono ancora i cronisti: «Bene» risponde il ministro. In serata, negli uffici del gruppo a Montecitorio, si è svolta la riunione della Lega, al termine della quale il capogruppo del Carroccio alla Camera, Marco Reguzzoni, ha detto: «Voteremo a favore della richiesta della giunta per le Autorizzazioni e diremo no all'arresto di Milanese senza se e senza ma».



Durante la giornata era stato detto che Bossi, nel vertice a palazzo Grazioli non sarebbe stato in grado di garantire a Berlusconi il voto contrario all'arresto di Marco Milanese (tutta l'ala della Lega che fa capo a Roberto Maroni è favorevole) previsto per giovedì alla Camera. E un sì alle manette per l'ex braccio destro del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sarebbe un altro colpo devastante per la tenuta della maggioranza.



Pd: Bossi rinuncia a battersi per la legalità. «Pur di non perdere la poltrona Bossi ostacola il regolare corso della giustizia e sancisce l'addio definitivo della Lega alla battaglia per la legalità» ha commentato Ettore Rosato dell'ufficio di presidenza del gruppo Pd della Camera.



Martedì i capigruppo del Pdl, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto e il ministro leghista dell'Interno, Roberto Maroni, sono stati ricevuti dal capo dello Stato per sondare la maggioranza e capire la sua capacità di affrontare la crisi economica. I vertici pidiellini, riferiscono ambienti di via dell'Umiltà, avrebbero garantito al presidente della Repubblica che il governo è saldo, ha i numeri in Parlamento per andare avanti e ha tutti i mezzi adeguati per superare l'attuale momento di difficoltà congiunturale.



Bersani: Berlusconi abbia sussulto e lasci subito. «Non mi piacerebbe per l'Italia che il cambio politico avvenga sui problemi del collaboratore di Tremonti. Serve un sussulto di dignità e spererei che Berlusconi si dimetta oggi, prima del voto su Milanese. Per salvare la dignità del paese faccia un passo indietro per esprimere consapevolezza della gravità della situazione e generosità», è l'auspicio del segretario del Pd.



Milanese, voto a scrutinio segreto. La richiesta di arresto di Milanese sarà votata scrutinio segreto, con il voto elettronico. È questa l'indicazione comunicata dal presidente della Camera Gianfranco Fini ai capigruppo di Montecitorio. Respinta la richiesta del Pdl di votare con il sistema delle palline, per garantire meglio la segretezza del voto. Fini ha infatti ricordato che il regolamento prevede il ricorso alle palline solo quando si guasta il sistema elettronico.



Fini ha fatto poi appello al «senso di responsabilità di ciascun deputato e dei rappresentanti dei gruppi» a garantire la segretezza del voto. Durante la conferenza dei capigruppo, Fini ha ricordato che «è diritto di ciascun deputato» vedere garantita la segretezza del voto, anche se «nessun marchingegno può impedire la volontà di rendere noto il proprio voto». Peraltro, ha aggiunto Fini, «i deputati possono intervenire in aula con dichiarazioni di voto, anche nel caso di votazioni a scrutinio segreto, per dichiarare quale sarà il suo comportamento».



Voto elettronico o palline? Su questo si sono divisi i capigruppo di Montecitorio durante la riunione di questa mattina, dedicata alle votazioni sull'arresto di Milanese. A chiedere il voto con le palline (ogni deputato inserisce in un'urna una pallina rossa o nera a secondo se vuole autorizzare o negare l'arresto) è stato il caporuppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Motivo della richiesta la convinzione che con questo sistema è più difficile rivelare all'esterno come si è votato. Quando la Camera ha votato per l'arresto di Alfonso Papa, il Pdl ha accusato il capogruppo del Pd Dario Franceschini di aver dato indicazioni ai suoi deputati di spingere il pulsante del sì sistemando la mano in modo tale che dalle riprese video si capisse come si era votato. «Abbiamo chiesto che questa volta fosse evitato il voto teleguidato di Franceschini. L'unico modo per farlo era ricorrere al sistema delle palline».



Fini, però, ha rigettato la richiesta, spiegando che il sistema delle palline è previsto solo in caso di «malfunzionamento del sistema elettronico». «Io non darò nessuna indicazione, ogni deputato voterà come vuole, naturalmente tutti voteranno a favore dell'arresto», ha detto Franceschini lasciando la riunione.




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