Cinque stelle: a Catania spunta
il mercato delle tessere

Cinque stelle: a Catania spunta il mercato delle tessere
Venerdì 28 Aprile 2017, 23:21 - Ultimo agg. 29 Aprile, 01:07
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E’ un modulo di iscrizione al Movimento cinque stelle e prevede una sfilza di dati sensibili: codice fiscale, estremi del documento di identità, recapiti telefonici e mail. Viene richiesta, verbalmente ma imperativamente, anche la password della mail privata, dice un parlamentare nella chat che abbiamo potuto leggere.





Tutto questo è un inganno, totalmente l’opposto dei principi di trasparenza e onestà sbandierati. Chi conosce il Movimento sa che l’unico modo di iscriversi è passare dal portale Rousseau e che nessun MeetUp può raccogliere iscrizioni e dati di questo tipo.
Due parlamentari catanesi, Giulia Grillo e Nunzia Catalfo, sono state allertate da alcuni attivisti. Postano in chat il documento. Vogliono sapere chi lo ha utilizzato.
“Se non escono i nomi di chi ha fatto girare questi moduli finisce a schifiu…” scrive la Grillo.

Chiede la Catalfo, “Ho ricevuto segnalazione su Mu catanese che fa compilare ai nuovi attivisti questo modulo. Chi di voi lo ha utilizzato?”.
Le risposte sono allarmate e allarmanti. Non solo perché quei dati sono stati illegittimamente raccolti ma anche perché il pc dove sarebbero stati riversati non è più nella sede di uno dei MeetUp catanesi. “E’ un modulo assurdo – scrive una attivista ben conosciuta – iscrizione al Movimento, dati sensibili…”.
“Da condannare ed espellere”, dice un altro.
Qualcuno aggiunge anche: “non abbiamo trovato il pc…”, quello dove sarebbero raccolti questi dati. Che fine ha fatto? Se lo chiedono attivisti e parlamentari.
“Una coincidenza singolare” scrive infatti un attivista di lungo corso, che rincara: “vi rendete conto che se sta cosa salta fuori a Catania finisce come per Palermo?”. “Non si può sbagliare, Palermo docet” – fa eco la Catalfo che è anche tra i probiviri del Movimento.
La sua preoccupazione sono le prove ulteriori di questa vicenda e così dà disposizioni: “accertatevi anche dei dati contenuti nel computer e di eventuali documenti portati via”.
E’ una preoccupazione fondata: raccogliere dati sensibili senza averne titolo è un reato penale. Ma c’è di più. A dirlo è la stessa Catalfo.
“Sembrerebbe che insieme al modulo è stata chiesta la password dell’indirizzo personale di posta. Se fosse vera questa cosa sarebbe gravissima. A nome del Movimento…”.
A finire sotto i riflettori è il MeetUp di via Ipogeo – secondo quanto scrive in chat una terza attivista in risposta alla Grillo. Che conferma che quel modulo è stato utilizzato, non è uno scherzo: “Abbiamo una segnalazione e poi la cognata di [omissis]…mi pare che due indizi fanno una prova”. Per la Catalfo invece “sono quattro le persone che hanno parlato di questi moduli”.
Dati sensibili raccolti senza autorizzazione, identità digitali che passano di mano, iscrizioni irregolari, password private. Chi detiene questo “pacchetto di dati” può, se vuole, aprire account a nome dei neo-iscritti.

Ma a quale scopo? Ad illuminare la vicenda è uno degli attivisti catanesi più in vista. Che spiega che esiste un “tariffario”, un mercato delle tessere parallelo per ottenere una candidatura.
“Adescano la gente ai banchetti o in sede. E poi gli presentano questo modulo per iscriversi al movimento. E per candidarsi devono portarne 20 per il consiglio comunale e 50 per il sindaco”.
La caccia ai colpevoli rischia di aprire faide mai sopite. Uno degli attivisti scrive in chat ai parlamentari, “Credo che non sia una cosa dei “nuovi”. Qui c’è dietro altro. E c’è un piano ben preciso. Questo è un lavoro di vecchie volpi.”
Scoppia così il caso. Prima nelle chat e oggi (28 aprile 2017) per dirimere la questione è prevista una riunione dei Mu catanesi alla presenza dei parlamentari locali anche regionali. Che però tra loro non sembrano così uniti su come affrontare anche mediaticamente la vicenda. “Le Iene ci stanno addosso, dobbiamo pianificare una strategia…” – propone un attivista. Ma la parlamentare regionale Giannina Ciancio risponde, “Ma quale strategia, se vogliono farci neri hanno tutte le info. Noi dobbiamo chiarire…un post per mettere le mani avanti e sgonfiare eventuali scoop”. Ma l’operazione trasparenza viene rifiutata da tutti, anche dalla probivira Catalfo.

Che però in chat entra in contrasto con il collega Mario Giarrusso, anche lui catanese. Giarrusso chiede chi ha parlato di questa storia, come è venuta fuori. “Palermo non c’entra una beata mazza…”. “Mario – scrive la senatrice – dobbiamo verificare chi lo ha prodotto [il modulo n.d.r.] non il testimone che lo denuncia perché quello semmai lo verificherà la magistratura”.

“Testimone di che, se ci nascondi qualche cosa Nunzia non credo sia corretto”. “Testimone di un illecito” – ribatte Catalfo che è pienamente consapevole della gravità – Mario qui qualcuno fa firmare moduli, chiede password personali a nome del Movimento”.
“Se lo fa è gravissimo e va subito cacciato. Ma vorrei sapere da dove vengono le notizie…”.

E così dopo Palermo si apre un altro fronte in Sicilia, potenzialmente assai più inquietante. Ma la nostra domanda è: in altri Meet Up italiani, è successo qualcosa di simile? E chi è l’utilizzatore finale di questi dati e queste identità?
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