Codice Antimafia, Mattarella firma ma scrive al governo: «Ora modifiche»

Codice Antimafia, Mattarella firma ma scrive al governo: «Ora modifiche»
di Paolo Cacace
Mercoledì 18 Ottobre 2017, 09:36 - Ultimo agg. 13:31
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Il presidente Mattarella ha promulgato la legge che modifica il codice antimafia, ma al tempo stesso - con una procedura per lui inedita - ha scritto una lettera al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in cui chiede due interventi precisi: un attento monitoraggio degli effetti applicativi della nuova disciplina e una immediata modifica per recepire una direttiva della Unione europea sulla cosiddetta confisca allargata. Insomma Mattarella, nella lettera a Gentiloni, spiega di aver promulgato la legge «non ritenendo che vi fossero evidenti profili critici di legittimità costituzionale» nonché «in ragione dell'importanza della normativa che nel suo complesso con essa viene introdotta e dell'opportunità che le disposizioni nella medesima contenute entrino presto in vigore», ma fissa due paletti assai significativi. 

Il primo è quello del monitoraggio della nuova legge. Mattarella si richiama all'ordine del giorno approvato dalla Camera il 27 settembre scorso, contemporaneamente al «via libera» alla legge e fa riferimento all'ambito applicativo delle misure di prevenzione inserite nel codice antimafia. Mattarella si riferisce evidentemente alle parti relative alla estensione della disciplina della confisca dei beni, già prevista per i mafiosi, anche per chi è accusato di reati contro la pubblica amministrazione (corruzione e concussione). L'equiparazione tra mafiosi e corrotti ha determinato forti dubbi tra i giuristi e ha determinato divergenze tra le stesse forze politiche anche all'interno della maggioranza. 

Di qui l'impegno del governo a monitorare la nuova legge e a verificarne le prassi applicative anche al fine di «garantire che la tutela della legalità e l'efficienza del sistema delle misure di prevenzione si realizzi nel pieno rispetto delle garanzie dei diritti dei cittadini e delle imprese». Con l'impegno, se necessario, di individuare i correttivi necessari. 

Ma perché Mattarella richiama questo monitoraggio nella lettera a Gentiloni, con atto formale senza precedenti nel suo settennato? Perché evidentemente anche lui è convinto della necessità di questo monitoraggio e vuole che sia chiaro a tutti che egli personalmente vigilerà perché l'ordine del giorno non resti lettera morta. 

Il secondo punto della lettera è una chiara bacchettata al governo perché quello commesso nel mettere a punto il nuovo codice antimafia è stato un infortunio bello e buono. Da sanare al più presto. Infatti l'articolo 31 della nuova legge, nel modificare la disciplina della cosiddetta confisca allargata in caso di condanna penale definitiva, non ha riportato alcune ipotesi di reati gravi che erano state inserite nell'ottobre del 2016 dal decreto legislativo n. 202, attuativo di una specifica direttiva dell'Unione europea. 

Si tratta - come si è detto - di ipotesi di reato molto gravi quali delitti commessi con finalità di terrorismo internazionale, l'associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di falso in monete e banconote, la corruzione tra privati, l'indebito utilizzo di carte di credito o di pagamento ed alcuni reati informatici. Di qui - secondo Mattarella - l'esigenza di «rimediare a tale omissione in tempi brevi». Anche perché l'attuale formulazione del codice antimafia prevede la confisca all'apertura delle indagini per corruzione e la cancella per i gravi reati di cui sopra. Una vera assurdità. Naturalmente spetta al governo individuare modi e forme di un idoneo intervento normativo. Un'ipotesi potrebbe essere quella di inserire la necessaria correzione nell'approvazione in sede parlamentare di un'altra legge (magari nella milleproroghe) per accogliere rapidamente l'invito perentorio di Mattarella e dello staff giuridico del Colle sul restringimento delle confische.

Più complesso è il richiamo al monitoraggio sulla questione della equiparazione tra corrotti e mafiosi e sulle misure di prevenzione.

Il costituzionalista Mattarella sembra cogliere i delicati aspetti della problematica ed esorta a discuterne con serenità per evitare eccessi e rispettare le garanzie di tutti.

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