Appalti, opere a rischio
il freno del nuovo Codice

Appalti, opere a rischio il freno del nuovo Codice
di Francesco Pacifico
Sabato 28 Gennaio 2017, 09:26
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«Rischiamo di aprire i cantieri non prima della fine del 2018». Vincenzo De Luca, l’ultima stoccata contro il Codice degli appalti, l’ha lanciata incontrando i vertici di Confindustria Campania. Proprio davanti al presidente dell’associazione, Costanzo Jannotti Pecci, il governatore della Campania ha aggiornato la lista della mancanza delle nuove norme, che in passato ha definito «una delle cause del blocco dell’Italia che rimane intrappolata in parassitismo e stagnazione»: l’obbligo per i Comuni di indire le gare con l’appalto esecutivo per i lavori sopra il milione di euro sta rallentando le già lente procedure per pubblicare i bandi di gara. Risultato? Possono passare anche due anni dalla definizione del progetto alla sua assegnazione, quindi alla posa della prima pietra.

La lista delle opere che rischiano tempi biblici, in Campania, è lunghissima. Tra le maggiori ci sono, per importo, la galleria stradale di collegamento tra Maiori e Cava dei Tirreni (98 milioni di euro), la linea che dovrebbe unire la nuova stazione dell’alta velocità di Afragola alla rete metropolitana di Napoli (305 milioni miliardi), l’ampliamento del sistema tramviario (67,2 milioni di euro) fino ai sessanta milioni che si vogliono spendere nell’Agro nocerino–sarnese nella prevenzione anti frane. Sono lavori il cui valore finisce per essere decuplicato, visto che la crisi ha tagliato la spesa pubblica, lasciando il ruolo di grandi stazioni appaltanti all’Anas, le Ferrovie o ai gestori delle reti di trasporto energetico. 

Il nuovo codice, come detto, ha modificato profondamente il sistema dei lavori pubblici: gli enti locali devono mettere a gare il progetto esecutivo, non più quello preliminare o definitivo, sopra il milione di euro; gli uffici tecnici non hanno più il bonus del 2 per cento per fare anche la progettazione; è stato cancellato il massimo ribasso; sono stati introdotti sistemi per un controllo terzo degli atti e per certificare stazioni appaltanti e professionisti. Novità che, complice la crisi, hanno ridotto un po’ ovunque i lavori pubblici. L’Ance, per esempio, ha calcolato che nei primi otto mesi del 2016 «il numero di pubblicazioni si è ridotto dell’8,6 per cento e l’importo posto in gara è diminuito del 14,8 rispetto allo stesso periodo del 2015». Salvo poi risalire la china. Boom invece per i bandi destinati alle gare per servizi di sola progettazione: l’Oice, l’associazione dei progettisti, ha calcolato che l’anno scorso sono saliti numericamente del 30 per cento e del 45,6 per cento per quanto riguarda il loro valore.

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