Collegi elettorali, timori al Sud ma è già rivolta in Forza Italia

Collegi elettorali, timori al Sud ma è già rivolta in Forza Italia
di Paolo Mainiero
Sabato 23 Settembre 2017, 08:45 - Ultimo agg. 19:29
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«Se ci saranno incidenti sarà per i problemi in casa Pd», si affretta a precisare Amedeo Laboccetta, politico di lungo corso, cresciuto nel Msi all'ombra di Giorgio Almirante e poi passato alla corte di Silvio Berlusconi dopo aver rotto un'amicizia personale con Gianfranco Fini. Insomma, è il pensiero di Laboccetta, deputato di Forza Italia, se il Rosatellum salterà su una delle mine che sicuramente troverà lungo il suo percorso, i franchi tiratori andateli a cercare altrove. Ovvero, nel Pd.

Il rimpallo di Laboccetta è in fondo confortato dai numeri. Alla Camera, sulla carta, il Rosatellum dovrebbe contare su una maggioranza di circa quattrocento deputati, 283 dei quali sono del Pd. Forza Italia, in seguito alle varie scissioni subite nel corso di una turbolenta legislatura, di deputati ne conta appena 58. Tanto basta per mettersi al riparo? No, perchè i dubbi sul nuovo testo sono trasversali e ognuno guarda in casa propria. In Campania, per esempio, il Rosatellum non è che piaccia molto ai parlamentari di Forza Italia. Domenico De Siano, coordinatore regionale, si mantiene prudente e rimanda ogni valutazione alla prossima settimana, dopo un incontro già previsto con i capigruppo di Senato e Camera Romani e Brunetta. «C'è una preoccupazione reale, ma prima bisogna verificare la legge nello specifico», dice. I dubbi di De Siano derivano da un punto particolare: i collegi rischiano di penalizzare Forza Italia in quelle regioni meridionali, Campania in testa, in cui la coalizione è più fragile per la debolezza della Lega. Il senatore Cosimo Sibilia, coordinatore provinciale di Avellino, entra nel cuore del problema. «Il Rosatellum - ragiona - ci penalizza perchè in Campania non abbiamo alleati forti. La Lega può arrivare al massimo all'uno per cento, Fdi al cinque. Possiamo vincere nei collegi?». Domanda destinata ad avere oggi una risposta scontata: no. Ed è un nodo che non tocca solo la Campania ma pure Calabria, Molise e Basilicata. Di meno Puglia e Sicilia dove il peso elettorale di Raffaele Fitto o Nello Musumeci può contare in termini di coalizione. Il rischio, esposto anche a Berlusconi, è quello di consegnarsi alla Lega al Nord e di sparire al Sud. Nunzia De Girolamo premette: «Forza Italia vuole una legge che sia frutto del lavoro del Parlamento e non di sentenze della Consulta. La migliore legge sarebbe stata il tedesco ma è finita come è finita». Tuttavia, aggiunge, «non accetteremo testi a scatola chiusa e non emendabili». La preoccupazione è fondata. «Non vorrei che al Sud Forza Italia esca fortemente indebolita visto che oggettivamente i nostri alleati sono deboli», spiega la De Girolamo.

La prossima settimana, prima della riunione congiunta dei gruppi di Camera e Senato, una delegazione di parlamentari campani vedrà Brunetta e Romani. La preoccupazione c'è, è diffusa, anche se non tutti drammatizzano. «Alla fine, vedrete, Forza Italia in Campania andrà benissimo e sarà decisiva per la vittoria alle elezioni», dice Laboccetta. Paolo Russo fa un altro tipo di ragionamento. «È evidente - spiega - che non abbiamo un alleato forte come la Lega ma c'è un mondo di centro che vale almeno il dieci per cento. Forza Italia in Campania è già il primo partito e alle politiche può ottenere anche cinque, sei punti in più. Se aggiungiamo il centro, vinciamo in un terzo dei collegi». Ma che la conferma che il problema ci sia e sia fondata arriva più che dalla Campania dallo scontro tra Niccolo Ghedini e Gianni Letta. Il primo tira l'acqua al mulino del Nord e spinge per l'accordo con la Lega, il secondo è più cauto e attento davanti alla possibilità che Forza Italia diventi ostaggio del Carroccio.