Consip, indagato Woodcock: l'accusa dei pm di Roma: falso

Consip, indagato Woodcock: l'accusa dei pm di Roma: falso
di Valentina Errante
Sabato 16 Settembre 2017, 08:18 - Ultimo agg. 17 Settembre, 00:42
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Roma. L'ultimo colpo di scena nell'inchiesta dei veleni e dei depistaggi ha per protagonista, di nuovo, il pm di Napoli Henry John Woodcock, primo titolare del fascicolo sul caso Consip. Perché il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi non accusano Woodcock soltanto di rivelazione del segreto istruttorio in concorso con la giornalista Federica Sciarelli, sostenendo che sia stato il regista della fuga di notizie di dicembre, ma anche di falso in concorso con l'ex capitano del Noe (da pochi giorni maggiore) Gianpaolo Scafarto. L'ipotesi è che la manipolazione dell'informativa chiave dell'indagine, quella che aggravava la posizione di Tiziano Renzi, padre dell'ex premier, e nella quale un'intera sezione era dedicata al coinvolgimento dei servizi segreti (risultata del tutto falsa), sia stata anche opera del magistrato. Alla base dell'accusa, però, ci sono proprio le dichiarazioni del militare che, davanti ai pm di Roma, cercava di difendersi.

«La necessità di compilare un capitolo specifico - ha detto Scafaro il giorno dell'interrogatorio - fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock che mi disse testualmente: Al posto vostro farei un capitolo autonomo su queste vicende, che io condivisi», ha raccontato l'11 maggio Scafarto, interrogato dai pm della Capitale, Paolo Ielo e Mario Palazzi, scaricando parte della responsabilità sul magistrato. Erano stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma a dimostrare che proprio in quel capitolo, il numero 17, si susseguivano le imprecisioni più gravi. Alcune incongruenze contenute nell'informativa, secondo i pm capitolini, sarebbero state messe nero su bianco intenzionalmente.


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