Dalle partite Iva ai poveri,
la rivoluzione di Berlusconi

Dalle partite Iva ai poveri, la rivoluzione di Berlusconi
Martedì 28 Febbraio 2017, 08:43
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ROMA Nel '94 il punto di riferimento di FI erano soprattutto le partite Iva, i liberi professionisti. «Ora abbiamo una nuova missione, la nostra vocazione deve essere un'altra: bisogna proteggere i più deboli». Berlusconi ha in mente una vera e propria rivoluzione copernicana. Un welfare 2.0 targato Forza Italia da spendere per le prossime elezioni. Il progetto base è un piano Marshall per le famiglie. Dai costi elevatissimi. Risorse che potranno arrivare attraverso la riduzione della spesa improduttiva, una redistribuzione delle risorse e dei costi dello Stato e pretendendo aiuti concreti da Bruxelles. Qualora non bastasse l'ex premier ha anche aperto, ragionando con i suoi, ad una eventuale misura eccezionale. Nessuna patrimoniale ma spiegano fonti parlamentari FI - eventualmente un contributo di solidarietà da parte dei ceti più abbienti, misura che sarebbe una tantum, anche per la contrarietà della Corte Costituzionale a interventi di natura strutturale. E sta valutando viene riferito «il superamento del modello universalistico della sanità»: costi zero per le fasce povere e costi crescenti in base al reddito per i più ricchi, fino al pagamento totale del ticket con l'implementazione, per chi se lo può permettere, dell'assistenza parallela a quella pubblica, attraverso la facilitazione di assicurazioni sanitarie.

Si parte da un assunto che il Cavaliere ripete ad ogni suo interlocutore: «In Italia ci sono 15 milioni di poveri. Le famiglie povere sono quasi 5 milioni, va pensato un sostegno ai nuclei familiari, piuttosto che alle persone». È la versione azzurra del reddito di cittadinanza grillino. Il piano M5S costa 18 miliardi, quello ideato dall'ex premier circa una decina. Si tratta di individuare una soglia di povertà, al di sotto della quale non è possibile la sopravvivenza, attraverso lo strumento dell'Isee. Lo Stato interverrebbe integrando il reddito del componente della famiglia che lavora oppure attraverso un assegno per i disoccupati ma allo stesso tempo creando le condizioni per un impiego. «Si tratta di venire incontro dice Pianetta, responsabile nazionale seniores del partito a chi è più indietro. Occorre pensare ad un modello diverso di società; magari anche ridurre il numero delle ore di lavoro, ma innescare processi innovativi per creare occupazione».

Attenzione innanzitutto ai pensionati e quindi pensioni minime a mille euro per 13 mensilità. Sostegno mirato per i giovani in cerca di lavoro. «Un assegno Erasmus» per chi è costretto a cercare un impiego fuori dall'Italia. Un «grande piano casa»: intanto nessuna forma di tassazione sul «bene primario». Poi un monitoraggio dei piani regolatori delle città per favorire l'housing sociale. Ovvero la destinazione di case già esistenti a prezzi di vendita agevolati per le nuove coppie o favorire affitti calmierati. E creare appunto aree urbane per stimolare il fenomeno dell'edilizia agevolata per le fasce più deboli. In cantiere c'è inoltre un piano per l'infanzia: un assegno per chi ha tre figli, la costruzione di ludoteche, asili nido, agevolazioni per l'acquisto dei pannolini, la costruzione di case famiglie.
«La crisi morde e ha impoverito il ceto medio», è il mantra del Cavaliere. Ecco perché l'ex premier ritiene necessario alzare gli stipendi per il pubblico impiego, per esempio per gli insegnanti. Nel programma di Berlusconi grande spazio trova il capitolo sanità: si insiste sulla tesi dei costi standard, un criterio che l'ex premier Renzi aveva inserito in Costituzione. Ma per abbattere la spesa sanitaria il Cavaliere pensa che sia arrivato il momento di cambiare metodo: chi ha di più paghi l'assistenza sanitaria. Anche per favorire poi l'incremento dell'assistenza domiciliare e far sì che ci siano più posti e più cure negli ospedali per i malati cronici.

Un pensiero anche ai più piccoli: l'ex premier parla di «diritto dei bambini alla proteina», ovvero ad avere nella loro dieta settimanale la giusta dose di proteine. Il fulcro della ricetta berlusconiana resta in ogni caso la riduzione delle aliquote (pensare anche ad un'aliquota unica). Ma oltre alla necessità di alleggerire il peso fiscale l'ex premier pensa sempre ad una moneta parallela all'euro. «Così si può provvedere ha spiegato ieri in un'intervista tv - a tutti i pagamenti dello Stato per aiutare chi è rimasto indietro». Con un'inflazione alta aumenta il potere d'acquisto delle famiglie, ha sottolineato con i suoi l'ex premier ricordando l'esempio delle politiche del premier giapponese Abe.
e.p.