Di Maio ora apre alle alleanze: «M5S al governo con chi ci sta»

Di Maio ora apre alle alleanze: «M5S al governo con chi ci sta»
di Paolo Mainiero
Lunedì 18 Dicembre 2017, 08:52 - Ultimo agg. 14:50
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Quando Luigi Di Maio sta per concludere l'intervista, in studio arriva Matteo Salvini. «Siete pronti per un confronto?», domanda Lucia Annunziata. «Vi saluto e vi ringrazio», risponde Di Maio che saluta e se ne va lasciando il leader della Lega a «In 1/2 ora in più» su Raitre. «Di Maio è un democristiano. Se uno è convinto della bontà delle proprie idee non ha paura di confrontarsi», ribatte Salvini. Finisce qui, ognuno per la sua strada. Eppure il faccia a faccia tra i due potrebbe tenersi, non prima ma dopo le elezioni se nessuna forza o coalizione riuscisse a ottenere la maggioranza assoluta. «Se non raggiungiamo il 40 per cento ci prenderemo la responsabilità di assicurare un governo», spiega il candidato premier del M5s. Di Maio è convinto che il movimento sarà il primo partito e che spetterà a lui l'incarico. «Faremo un appello a tutti i gruppi parlamentari per chiedergli di votare la fiducia sui temi. Ci incontreremo alla luce del sole per spiegare quali saranno i nostri obiettivi», aggiunge Di Maio.

Uno dei possibili interlocutori del M5s potrebbe essere proprio la Lega. Del resto, lo stesso Salvini ha più volte ripetuto che in caso di stallo post-elettorale, «se proprio dovessi chiamare qualcuno, non chiamerei mai Gentiloni e Renzi, piuttosto chiamerei Beppe Grillo». L'altro destinatario di un possibile appello di Di Maio è Liberi e uguali. A unire il movimento e la nuova formazione di sinistra è il forte anti-renzismo. Inoltre, il dialogo con il M5s è un vecchio pallino di Bersani che nel 2013 provò in tutti i modi a convincere i cinque stelle a sostenere un suo governo. Di Maio, dal canto suo, non si sbilancia. «Se mi chiedete di Grasso o Salvini, non posso rispondere perchè non so quanti parlamentari avranno», dice. Ma, aggiunge, «spero di avere i numeri sufficienti per riuscire a fare un governo cinque stelle». E conferma che prima delle elezioni sarà presentata la squadra di governo. «Sarà una squadra patrimonio del Paese, non del M5s», saranno «persone competenti e con un'alta sensibilità politica».
 
Il caso banche è il tasto sul quale Di Maio insiste. «Il Pd sta affondando come il Titanic. Non è coinvolta solo la Boschi, che è la punta dell'iceberg. Qui ci sono Verdini, Berlusconi, Ghizzoni. Quanto è coinvolto lo Stato nella vicenda banche? Una parte dello Stato è ricattabile? Questo scandalo farà crollare la seconda repubblica». Sulla ricandidatura della Boschi dice: «È una scelta del Pd, anche abbastanza autolesionistica dal punto di vista elettorale. Ma sono affari loro». Sulla governance del sistema bancario, Di Maio spiega che il governatore di Bankitalia «non deve essere appannaggio del governo ma va eletto come il presidente della Repubblica ad ampia maggioranza in modo che non debba ringraziare nessuno». Quanto al programma, Di Maio contesta il metodo con cui sono stati erogati gli 80 euro, «ignobile perchè si mette in busta paga il bonus», e propone di rivedere gli scaglioni Irpef e aumentare gli sgravi per andare oltre gli 80 euro. «Presenteremo questa riforma che aiuta il ceto medio e aumenta la non-tax area per chi è in difficoltà», dice il leader del M5s.

Non manca una polemica interna al movimento, questa volta provocata dalla decisione del sindaco di Pomezia Fabio Fucci di candidarsi per la terza volta con una lista civica. «Noi - spiega Di Maio - abbiamo due, tre regole, e tra queste c'è la regola dei due mandati che non è in discussione. Il sindaco di Pomezia non è in linea con il movimento e quindi si autoesclude».
 

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