«Italia al voto con l'incubo fake», l'allarme dei servizi segreti

«Italia al voto con l'incubo fake», l'allarme dei servizi segreti
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 21 Febbraio 2018, 10:37 - Ultimo agg. 13:27
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«La disamina degli eventi cyber occorsi a livello internazionale nel 2017 ha portato all'attenzione anche il filone delle campagne di influenza che, prendendo avvio con la diffusione online di informazioni trafugate mediante attacchi cyber, hanno mirato a condizionare l'orientamento e il sentimento delle opinioni pubbliche, specie in prossimità del voto». I Servizi segreti italiani confermano il rischio di incursioni straniere sulla campagna elettorale a colpi di fake news, ma pure come avvenuto alle presidenziali Usa con il caso Russiagate rubando dati sensibili attraverso attacchi hacker molto mirati. Ad evidenziare il pericolo è stato ieri il direttore del Dis, Alessandro Pansa, in occasione della presentazione a Palazzo Chigi, con il premier Paolo Gentiloni, della relazione che ogni anno il comparto intelligence invia al Parlamento.

Un rischio elevato quello di influenza del voto che richiede il monitoraggio costante e il diretto intervento degli analisti dei Servizi. «Gli strumenti cyber possono svolgere un ruolo nel periodo elettorale ha spiegato Pansa - ed è per questo che il comparto è particolarmente attento, mettendo a disposizione la nostra organizzazione per evitare che le attività di propaganda e di votazione subiscano conseguenze negative».

Non viene mai citata la Russia tra gli attori ostili, ma nella relazione viene specificato che per mettere in piedi tali campagne destabilizzanti sono utilizzate «tecniche sofisticate e ingenti risorse finanziarie cercando di sfruttare le divisioni politiche, economiche e sociali con l'obiettivo di minare la coesione nazionale».
 
Come di consueto la relazione non menziona casi specifici, ma mostra un trend, un quadro di riferimento entro cui vanno ad operare i nostri 007 in base agli eventi più significativi avvenuti durante lo scorso anno, ma pure offrendo degli spunti e delle previsioni su ciò che accadrà nel breve e nel lungo periodo.

Se la minaccia cyber sul voto è alta, non è considerata di minor impatto quella dello spionaggio digitale che mira invece ad attaccare grandi enti ed aziende italiane. «Incursioni viene spiegato - appannaggio quasi esclusivo di attori strutturati, che hanno colpito target critici per sottrarre loro know-how pregiato ed informazioni sensibili da impiegare in sede di negoziazione di accordi di natura politico-strategica». Un pericolo sottolineato più volte dal capo del Dis nel corso della presentazione della relazione, ma anche dallo stesso Gentiloni. «La difesa dello spazio informatico ha precisato il premier equivale alla difesa della Nazione». Un argine da porre non solo contro attacchi di altre nazioni, ma anche verso attori non statuali spesso più forti anche di alcuni governi.

Non cala l'attenzione verso il Califfato che, pur se indebolito dai raid militari in «Siraq» e incapace di diffondere come un tempo video sul web, continua a rappresentare una minaccia «attuale e concreta», non solo in ragione del ruolo di rilievo che il nostro Paese da sempre occupa nell'immaginario e nella narrativa jihadista, ma «anche per la presenza sul territorio nazionale di soggetti radicalizzati o esposti a processi di radicalizzazione». Di qui l'incremento considerevole, lo scorso anno, di jihadisti espulsi dal Paese con i provvedimenti firmati dal Viminale.

Particolare attenzione è stata riservata al fenomeno dei foreign fighter che negli anni scorsi hanno aderito al jihad raggiungendo i teatri di conflitto. Il rischio rappresentato da questi miliziani è un «effetto blowback», ovvero la possibilità che, una volta rientrati nei Paesi d'origine, essi decidano di passare all'azione. Un pericolo diffuso e, per questo, considerato imprevedibile. Nell'ultimo anno i foreign fighter non sono ancora ritornati in massa negli Stati di provenienza, ma hanno provveduto ad un ridispiegamento in altri teatri, ad esempio in Libia.

«È tuttavia possibile viene scritto nella relazione che aliquote di mujahidin provenienti dall'Europa cerchino di rientrare illegalmente nel Continente, servendosi per lo più di documenti falsi e sfruttando filiere parentali e reti logistiche». Reti di appoggi che, come dimostrano recenti indagini di polizia, sono molto presenti anche in Campania. Un cenno anche sulla sfida tra Isis e al Qaeda in competizione tra loro e che potrebbero scatenare una scia di attentati per aumentare la propria rispettiva influenza nel mondo del fondamentalismo islamico.

Sui migranti, pur riconoscendo il netto calo di sbarchi che il governo è riuscito a conseguire, non viene invece considerato un dato incontrovertibile. Forte è l'instabilità in Libia dove si stima esserci circa un milione di persone pronte a partire, ma anche la robusta presenza dei network criminali che possono nuovamente incrementare le partenze sfruttando la rotta del Mediterraneo occidentale. Connesso al fenomeno migranti aumenta il pericolo delle forze eversive, tra queste la destra xenofoba che ha dimostrato «un dinamismo crescente».
 

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