Elezioni, flop di Ingroia
la sinistra è fuori

di Stefano Cappellini
Martedì 26 Febbraio 2013, 10:14 - Ultimo agg. 12:42
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Il prevedibile disastroso risultato di Rivoluzione civile e del suo candidato premier, il pm in aspettativa Antonio Ingroia, rappresenta innanzitutto il capolinea di una serie di piccole forze politiche. Esce di scena Antonio Di Pietro, passato in breve tempo dalle percentuali quasi a doppia cifra degli anni scorsi alla scomparsa dell’Idv dal Parlamento. Restano fuori dalle aule, e destinati a una rapida consunzione, anche i due micropartiti comunisti di Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto. Ma soprattutto giunge al termine della sua parabola quella deleteria tendenza della sinistra italiana che ha creduto di recuperare credibilità e presa sulla società italiana sostituendo alla questione sociale quella giudiziaria, fino al punto di rinunciare a simboli, storie e candidati propri per legarsi mani e piedi a quella pattuglia di ex pm passati con notevole spregiudicatezza dalla missione in toga a quella in politica.



Con la costituzione della lista Ingroia la tendenza giustizialista ha raggiunto insieme il suo apice organizzativo e il suo sprofondo politico: è stata respinta dagli elettori l’idea che i ciclopici fenomeni di corruzione del nostro Paese vadano combattuti promuovendo una invasione di campo tra poteri dello Stato e si è rivelata fallimentare l’idea che bastasse agitare un vessillo moralista davanti ai decadenti palazzi della Politica per surrogare una proposta seria, fosse pure estremista, ma vera, per il governo del Paese. Quanto all’arma del rinnovamento, su questo terreno la competizione con Grillo si è chiusa prima ancora di cominciare. La differenza con il tracollo della Sinistra Arcobaleno nel 2008 è che stavolta, su queste macerie, non è possibile nemmeno immaginare una forma di ricostruzione.