Fioroni: figli di due papà
è una sentenza creativa

Fioroni: figli di due papà è una sentenza creativa
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 1 Marzo 2017, 10:37 - Ultimo agg. 19:06
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Parlamentare del Pd nell'area «Quarta fase» che raccoglie i Popolari, fondata con Dario Franceschini, già ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni è medico e ricercatore in Medicina interna all'Università cattolica del Sacro Cuore presso il Policlinico Gemelli di Roma. Consigliere di amministrazione dell'Istituto Superiore di Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro e dell'Istituto Superiore di Sanità, è tra i componenti del Pd provenienti dalla Margherita. L'area cattolica del partito.

Onorevole Fioroni, cosa pensa della sentenza della corte d'appello di Trento?
«Faccio subito una necessaria premessa. Non è mio costume commentare sentenze della magistratura, cui riconosco il valore dell'indipendenza e il diritto-dovere di far rispettare le leggi. Qualche osservazione, però, su questa sentenza mi sento di farla pur nel rispetto del lavoro dei giudici».
L'interpretazione dei giudici al concetto di «genitorialità», non legata necessariamente all'elemento biologico, non la convince?
«Partendo dalle mie premesse, ne deriva che ai magistrati spetta il rispetto delle leggi e non certo fare le leggi. Ogni sentenza dovrebbe al massimo interpretare le norme».
Ritiene che, in questo caso, non sia stato rispettato quanto indicava la famosa legge 76 del maggio scorso sulle unioni civili?
«Bisognava prendere atto che il Parlamento, in quell'occasione, ha deciso di rinviare volontariamente ad un momento successivo la decisione sulla stepchild adoption. Una decisione presa nella necessità di avere più tempo per approfondire la questione, anche se sull'utero in affitto qualcosa, in quell'occasione, venne affermato».
Ritiene che sull'utero in affitto la sentenza abbia deciso, senza curarsi quanto previsto dalla legge?
«Dico che l'utero in affitto fu ritenuto un reato penalmente perseguibile. Il Parlamento ha ritenuto un diritto inalienabile del bambino avere la propria madre biologica, anche per tutelare la dignità della donna sulla maternità. Una norma che ha inteso evitare la possibilità di un mercimonio e di una vendita dell'utero».
Per questi motivi, ha critiche da muovere alla sentenza di Trento?
«Nella sostanza, tutte queste valutazioni sono state superate dalla sentenza, negando al figlio il diritto ad avere una madre, sovvertendo questo diritto sancito ancora di più dal divieto a ricorrere all'utero in affitto. All'opposto la sentenza dichiara la supremazia del diritto ad avere due genitori di fatto, non tenendo conto del rinvio che fu scelto dal Parlamento a maggio sulla questione della stepchild adoption. In sostanza, in via surrettizia questo provvedimento legifera».
Qual è il punto che ritiene innovativo nella sentenza?
«La parte in cui si afferma che il diritto ad avere due genitori anche dello stesso sesso si possa sostituire al diritto ad avere una madre. Si attua, di fatto, il riconoscimento indiretto della legittimità a ricorrere all'utero in affitto. E per il nostro ordinamento questa possibilità, come ho detto, non solo è vietata, ma è anche sanzionata penalmente».
Pensa che questa sentenza possa fare da precedente innovativo nella materia, al di là della legge approvata dal Parlamento a maggio?
«Non so, ma sarei curioso di capire se qualcuno, violando una legge esistente, facesse ricorso all'utero in affitto in Italia chiedendo poi il riconoscimento del diritto di genitore nei confronti di quel figlio, cosa farebbero gli stessi magistrati di Trento».
Non crede che la parte finale dell'articolo 20 della legge di maggio apra spiragli al ricorso alla magistratura?
«Nel testo è scritto che resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti. Il riferimento è, ad esempio, a casi in cui un partner di una coppia dello stesso sesso abbia già un figlio. All'altro può essere riconosciuto il diritto all'adozione. La norma intendeva salvare situazioni già esistenti».
In sostanza, che definizione darebbe della sentenza della corte d'appello di Trento?
«Senza dubbio, risulta una sentenza creativa più simile all'attività legislativa che a quella, cui ho fatto riferimento all'inizio, applicativa o interpretativa di norme esistenti».