Non è un ritorno all’antico. Ai listoni del Cavaliere, quando Silvio Berlusconi trainava il Popolo della Libertà sulla scia di due, tre milioni di preferenze, accolto tra i tappeti rossi dei Popolari Ue. Non è nostalgia, bensì pura tattica quella che guida le trattative tra il leader di Forza Italia Antonio Tajani e il capo di Noi Moderati Maurizio Lupi per un listone unico al voto Ue del 9 giugno. Costringe a metter da parte rivendicazioni, arrocchi e anche qualche antipatia, pur di tirare la volata al centro-destra alle urne spartiacque in Europa. Insieme alla frastagliata famiglia di ex Dc, popolari, liberali che un tempo si riuniva sotto il tetto del Cav e ora si ritrova solo all’occasione, alleati sul territorio, nell’Italia strapaesana dove la Prima repubblica ancora impera e per di più in ottima salute.
EFFETTO DC
Prendi Claudio Scajola, già ministro dell’Interno uscito di scena dopo uno scandalo giudiziario (finito nel nulla) per una casa acquistata al Colosseo e poi tornato in scena nella “sua” Imperia, la cittadina ligure di cui è sindaco per il quarto mandato consecutivo.
Bisogna sforare il 4 per cento, la soglia minima, non è una passeggiata. Se non ci saranno colpi di scena - e purché si accorcino le distanze, Lupi ad esempio chiede di mantenere il simbolo di Noi Moderati nel logo elettorale comune - il listone popolare si farà. Tajani è all’opera da un pezzo. Una settimana fa chiacchierava ad alta voce, fuori dall’aula del Senato, insieme al sindaco di Fiumicino Mario Baccini, altro Dc purissimo, e discorreva di un “manifesto dei sindaci” per mobilitare le fasce tricolori dell’area forzista-popolare in vista delle Europee. Magari un’insieme di liste civiche di cui Scajola, ha ammesso Tajani, «potrebbe essere capofila». Si vedrà: il 20 aprile è atteso il Congresso di FI a Roma per decidere il programma. Intanto pancia a terra per centrare il doppio obiettivo - sorpasso e doppia cifra - e riscrivere le geometrie del centrodestra.
LE CARTE
Il partito azzurro ha le sue carte da giocare. Le candidature rosa, per esempio, che aumentano e sono tutte veterane del berlusconismo doc. In Italia centrale, nel suo Lazio, l’ex governatrice Renata Polverini. Poi Letizia Moratti: l’ex sindaco di Milano potrebbe guidare le liste nel Nord-Ovest, ammesso che Tajani non cambi idea e alla fine si candidi (deciderà all’ultimo, aspettando la discesa in campo di Meloni). Un po’ di effetto retrò, questo sì, avvolgerà la strategia azzurra per risalire la china nel nome di Berlusconi e cercare di surfare la scia di successi alle regionali. La famiglia di Arcore resterà a guardare, ma non inerte. Presto arriveranno gli assegni annuali dei Berlusconi per sostenere il partito. E dare ossigeno a una campagna elettorale che vuole fare le cose in grande.