Gasdotto Tap, non passa la stretta del governo: «Arresti inammissibili»

Gasdotto Tap, non passa la stretta del governo: «Arresti inammissibili»
di Giusy Franzese
Lunedì 18 Dicembre 2017, 09:03 - Ultimo agg. 12:06
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Il gasdotto Tap in fase di realizzazione nel Salento non sarà considerato un'opera di interesse strategico nazionale. E quindi i cantieri non possono essere assimilati a zone militari, con il divieto assoluto per chiundi travalicarne confini e recinzioni senza permesso, pena l'arresto da tre mesi a un anno. L'emendamento a tal fine presentato l'altro giorno alla legge di Bilancio è stato considerato inammissibile dalla commissione della Camera che sta esaminando la manovra.

Il motivo del no è tecnico: non è una norma che ha a che fare con i conti pubblici. Ma in realtà da sempre dietro l'opera c'è uno scontro politico in atto. Che forse ha influito sul giudizio di ammissibilità. In effetti più che questioni economiche, stavolta dietro l'emendamento c'era un'allerta di ordine pubblico. Dopo gli scontri di metà maggio scorso, il livello dell'allarme si sta di nuovo innalzando. Lo dimostrano le proteste con tanto di lanci di bombe carte di inizio della scorsa settimana che hanno poi portato al fermo in questura di una cinquantina di manifestanti. E lo dimostrano anche le minacce apparse sui muri di una sede del Pd di Martano (un paese del leccese) dove sarebbe dovuta andare il viceministro dello Sviluppo Economico, Teresa Bellanova.
 
Gli attivisti si stanno organizzando per nuovi boicottaggi ai cantieri: è questo il timore dei piani alti del Ministero dell'Interno. Timore che sarebbe confermato anche dai servizi segreti. Tra l'altro proprio nei giorni scorsi sono cominciate in Prefettura a Lecce le audizioni degli oltre 40 attivisti no-Tap raggiunti da un pre-avviso di sanzione per i disordini avvenuti la notte tra il 15 e il 16 maggio 2017. Cercarono di impedire l'eradicamento di undici ulivi dalla zona del cantiere. Sono accusati di aver provocato rallentamenti alla circolazione stradale e rischiano sanzioni tra i 2.500 e i 10.000 euro a testa. Finora le incursioni e le proteste degli attivisti no-Tap sono state fronteggiate con ordinanze prefettizie che istituivano zone rosse attorno ai cantieri, con il divieto di accedere e transitare, se non alle forze dell'ordine e agli addetti ai lavori. L'ultima ordinanza - che aveva una durata di 30 giorni - è scaduta il 13 dicembre scorso. E così, se non arriverà un nuovo provvedimento, la recinzione antisfondamento elevata intorno all'area cuscinetto (quella che il governatore della Puglia, Michele Emiliano, qualche giorno fa ha impropriamente paragonato ad Auschwitz, salvo poi scusarsi dopo la montagna di polemiche. Gli otto cancelli di chiusura di altrettanti varchi saranno gradualmente smantellati, anche il servizio di sicurezza con limpiego sul posto 24 ore su 24 delle forze di polizia è decaduto. La Prefettura di Lecce si è comunque detta pronta a intervenire con nuovi provvedimenti nel caso di altri incidenti. Se l'emendamento in manovra fosse stato ammesso e poi approvato, ovviamente non ci sarebbe stato bisogno di procedere a colpi di ordinanza.

Il Tap (Trans Adriatic Pipeline) è un gasdotto che collegando la Grecia al Sud Italia con un percorso di 878 km che si snoderà attraverso l'Albania e il mar Adriatico, permetterà al gas proveniente dall'Azerbaigian di raggiungere i mercati europei. L'opera, sin dall'inizio delle fasi operative nel marzo scorso ha avuto una vita travagliata tra proteste degli ambientalisti e ricorsi amministrativi delle autorità locali. Al Tar, al Consiglio di Stato, alla Corte Costituzionale: finora sono stati tutti persi.
 

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