Gentiloni: decide il Viminale
E Delrio si ritrova isolato

Gentiloni: decide il Viminale E Delrio si ritrova isolato
di Alberto Gentili
Martedì 8 Agosto 2017, 07:31
4 Minuti di Lettura
ROMA Raccontano di una telefonata allarmata di Paolo Gentiloni a Sergio Mattarella. Della serie: per favore presidente intervieni, qui sta per saltare tutto. Dicono che a far drizzare i capelli al premier sia stato Marco Minniti. Per la furia del ministro dell'Interno contro il collega Graziano Delrio, reo di aver permesso sabato notte un trasbordo in mare di 127 migranti da una nave di Medici senza frontiere (Msf) alla Guardia costiera: «E' inammissibile, così si mina tutta la strategia per fermare i flussi. Msf non hanno firmato il codice di comportamento, andavano tenuti fuori dalle operazioni di soccorso». E soprattutto per la sua minaccia di dimissioni: «Se si va avanti così lascio. Ci può essere una sola linea sul fronte migratorio».
Di certo c'è che il governo ha ballato. La crisi è stata a un passo. Ed è altrettanto certo che il rivale, Graziano Delrio, flemmaticamente tiene il punto: «Facciamo la guerra agli scafisti, non alle Organizzazioni non governative (Ong). Il soccorso in mare non è discrezionale. Non possiamo venire meno agli obblighi umanitari». Salvo poi aggiungere, per scongiurare l'escalation dello scontro dopo l'intervento del Quirinale e di palazzo Chigi a favore di Minniti: «Anch'io penso che Marco stia facendo un buon lavoro. Ma ricordo che pure il mio ministero è stato al tavolo in cui si è scritto il codice di comportamento per le Ong. Dunque, lo condivido».

NESSUNA MEDIAZIONE
Ma andiamo con ordine. Dopo la tensione del week-end, seguita al trasbordo dei 127 migranti dalla nave Prudence di Msf a due unità della Guardia costiera coordinata da Delrio, dopo pranzo è previsto il Consiglio dei ministri per il chiarimento tra Minniti e Delrio. Ma il responsabile del Viminale diserta la riunione del governo. E minacciando le dimissioni, spiega così lo strappo: «Non tratto, né mi piego. Se la linea non è condivisa il mio compito è finito. O mi tutelate o lascio». Per tutta risposta Delrio fa sapere che «il codice non è stato violato». E comunque «per la Guardia costiera prevale l'obbligo di garantire il salvataggio in mare».
Una grana grossa. Grossissima. Due ministri del Pd che litigano su strategia e metodi, fermezza o solidarietà, per contrastare la tratta dei migranti è, in questa estate, dinamite pura. Gentiloni prova a fare l'artificiere. Predica calma e prudenza, appellandosi al buonsenso: «Gli sbarchi stanno diminuendo, la strategia sta funzionando. Non roviniamo tutto con questa guerra tra ministri. Una soluzione si trova...».

Minniti non ci sta. Vuole un riconoscimento pieno. Chiede in una lettera al premier che gli venga riconosciuta la titolarità della linea del governo sulla questione migratoria. Soprattutto mette sul piatto le sue dimissioni. A questo punto Gentiloni chiede la sponda di Sergio Mattarella (in vacanza a Palermo) per provare a frenare la furia del ministro. Il premier e il presidente sono davanti a un bivio: imboccare la strada della fermezza o il sentiero del soccorso incondizionato, molto impopolare in un'opinione pubblica che si sente assediata. Mattarella non si tira indietro e decide di appoggiare la linea di Minniti. In serata dal Quirinale esce una nota informale in cui il Presidente esprime «il grande apprezzamento per l'impegno del ministro». E sottolinea «il valore del codice di condotta per le Ong», voluto dal titolare del Viminale. Una mossa, secondo ambienti del Colle, rivolta non solo a scongiurare la crisi ma anche a convincere le Ong a firmare il codice. Della serie: lo Stato italiano non vi sta chiedendo nulla di scandaloso, dimostrate buonsenso. «Anche perché il Presidente», aggiungono al Quirinale, «ha sempre detto che la priorità è salvare vite umane e non ha mai messo in discussione l'importanza delle operazioni di salvataggio».

RENZI CON IL VIMINALE
Continua il vorticoso giro di telefonate e contatti. Dalla parte di Minniti si schiera (ufficiosamente) anche il segretario del Pd, Matteo Renzi. Delrio, invece, ottiene la solidarietà dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando. La bilancia, inevitabilmente, pende dalla parte del capo del Viminale. Così, dopo pochi minuti, anche Gentiloni sforna una nota per blindare il ministro. Fonti di palazzo Chigi sottolineano come «grazie all'azione e al lavoro, in particolare di Minniti, i risultati sul fronte del contrasto del traffico di esseri umani comincino ad arrivare».
Dall'entourage di Gentiloni si spiega che il premier non ha mediato tra due linee. Semplicemente «la titolarità del dossier migranti ce l'ha Minniti che coordina il lavoro comune dell'esecutivo». Come dire: comanda Minniti. Segue una postilla pro Delrio: «Ciò non vuol dire che ha vinto un ministro e ha perso l'altro. E vedremo in caso di emergenza se fare eccezioni ».
Delrio non la prende bene ma non si straccia le vesti: «Il tema dell'accesso ai porti delle navi Ong che non hanno firmato il codice è ancora da articolare». Nel suo entourage ricordano poi che Mattarella è stato nella sala operativa della Guardia costiera. «Ha elogiato il nostro lavoro».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA