Governo, tra forzisti inquieti e caos M5S: il risiko dei nuovi gruppi al Senato

Governo, tra forzisti inquieti e caos M5S: il risiko dei nuovi gruppi al Senato
di Mario Ajello
Venerdì 20 Settembre 2019, 07:59 - Ultimo agg. 12:33
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Guai a farsi incantare dall'atmosfera felpata del Senato, dove ancora una volta si decide la durata di un governo e la sua sostenibilità numerico-politica. Palazzo Madama è il cuore di tutti i movimenti in corso, tanti e in ogni direzione, e l'effetto generale è quello dell'estrema confusione dentro i partiti e tra di loro.
Se i 5Stelle sono in preda a un caos comprensivo di possibile scissione - dovuto (anche se loro smentiscono, pur confermando le tensioni) al blitz renzista, all'insofferenza per la leadership di Di Maio, alle difficoltà nel prendere le misure del nuovo Conte da cui Di Maio si sente insidiato come leader (in cambio il premier considera il suo ministero degli Esteri più o meno una mina vagante) e del nuovo alleato Pd tornato bestia nera per molti grillini dopo il salvataggio di Sozzani - nel resto del palazzo sonnacchioso non dorme proprio nessuno. Nel ribollire eccitato ecco Richetti che dal Pd va al Gruppo Misto in chiava anti-governo. Romani-Vitali-Quagliariello passano dal forzismo al post-forzismo e nasce la compagine dedicata a Giovanni Toti. Infuria l'«aspettiamo Paragone e qualche altro grillino anti-Pd», da parte dei leghisti, e senatori stellati come Gianluca Castaldi cominciano ad affiancarsi a Paragone e si schierano con Dibba sul fronte della lotta dura contro i dem. E nulla di questo e di tutto il resto sta lasciando tranquillo Conte. Il quale s'è fatto fare i calcoli e la sua maggioranza di 173 seggi, se Renzi dovesse prima o poi staccare la spina, scenderebbe a 158: ossia non ci sarebbe più. L'operazione nuovi responsabili, fino ad arrivare a 15, va dunque accelerata nei piani del premier, anche per pararsi le spalle rispetto al caos pentastellato e alle altre insidie.

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Il messaggio del salvare il soldato Giuseppi è arrivato forte e chiaro a Palazzo Madama e il luogo dove si sta costruendo il primo paracadute è quel gruppetto di centristi Udc di Noi con l'Italia, che è stato finora la quarta gamba del centrodestra. Tre senatori - Antonio De Poli, Paola Binetti, Antonio Saccone - che nei boatos di Palazzo potrebbero diventare all'occorrenza il primo nucleo di responsabili, molto cattolici, a cui si aggiungerebbero sempre dal Misto qualche altro volenteroso ma soprattutto una drappello di forzisti.

I PIÙ ATTIVI
Saccone, giovane senatore laziale, amministratore locale prima di centrodestra, poi di centrosinistra e infine parlamentare Udc, viene descritto come il più attivo nel guardarsi intorno e il più convinto: «Abbiamo la possibilità di fare un gruppo vero e proprio», gli hanno sentito dire alcuni colleghi. Se poi ci sarà il passaggio di Massimo Mallegni (che smentisce) e altri berlusconiani verso Italia Viva di Renzi, questo è un altro discorso e non di stretta attualità. Perché dentro e fuori dal Senato i forzisti sono in attesa di vedere se Mara - tutti per la Carfagna ormai sono, o quasi visto che anche le sirene della Lega ammaliano una parte di loro - riesce a vincere la sua battaglia nel partito e a rilanciarlo. Se non ce la dovesse fare, a causa del Cavaliere tentennante e non deciso a rompere davvero con Salvini, l'esodo verso il neo-gruppo Psi-Italia Viva sarebbe massiccio e tutto in chiave anti-leghista. Ma, appunto, questa è una transumanza ancora in stand by.
Al momento, il coro di Palazzo Madama sussurra così: «Se Conte andasse in difficoltà, un manipolo di stabilizzatori si forma in 5 minuti». Verissimo. E l'operazione dei responsabili catto-centristi c'è chi la descrive già in fieri. Andrebbe a coinvolgere - ma come al solito i nomi sono ballerini e soltanto supposti in certi casi - esponenti forzisti del tipo moderato alla Andrea Causin (uno che con il Pd ha buoni rapporti), o alla Maria Virginia Tiraboschi (cattolica a sua volta e il moderatismo cattolicheggiante di Conte non dispiace a gente così), o Franco Dal Mas o svariati altri che credono anzitutto al rinnovamento di Forza Italia ma tra Salvini e Conte propenderebbero più per il secondo che per il primo. Come gran parte - si pensi a Mariarosaria Rossi o Sandra Mastella - dei berlusconiani in Senato. Quanto al motivo per cui è l'area di centro quella da cui starebbe partendo l'operazione responsabili, è facilmente riassumibile così: sono i più interessati ad avere il sistema proporzionale, con soglia di sbarramento la più bassa possibile, e Conte in cambio della sopravvivenza non gliela potrebbe negare.
 

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