Governo tecnico dopo Renzi: spuntano Franceschini, Padoan e Delrio

Governo tecnico dopo Renzi: spuntano Franceschini, Padoan e Delrio
di Marco Conti
Lunedì 5 Dicembre 2016, 02:25
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ROMA Consiglio dei ministri, forse già questa mattina, e poi la salita al Quirinale per concordare con il capo dello Stato tempi e modi delle dimissioni che Matteo Renzi intende dare come aveva promesso più volte in campagna elettorale.

La necessità di completare l’iter della legge di Bilancio, ora al Senato ma che dovrà probabilmente tornare alla Camera per il via libera definitivo, costringe Renzi a restare al suo posto ancora per qualche giorno per evitare l’esercizio provvisorio. Di rimanere a palazzo Chigi, dopo la sconfitta che si profilava nella notte, non ne però ha nessuna intenzione e lo spiegherà nel discorso che farà nelle aule parlamentari subito dopo l’approvazione di quella che un tempo veniva chiamata legge Finanziaria e forse dopo la riunione del Consiglio europeo prevista per la prossima settimana. Toccherà quindi al Capo dello Stato Sergio Mattarella aprire, dopo le dimissioni del premier, le consuete consultazioni dove Renzi andrà in qualità di segretario del Pd.

La débaclè è cominciata a concretizzarsi a metà pomeriggio quando le code nei seggi davano il segnale che il No era riuscito a mobilitare in maniera massiccia e quando gli exit poll davano il segno di un divario difficilmente colmabile, tutti gli scenari del “dopo” che Renzi nelle ultime settimane aveva tralasciato di considerare, sono tornati a concretizzarsi. Compresa quell’ipotesi di governo tecnico che dovrebbe portare il Paese alle urne dopo aver messo mano alla legge elettorale. Renzi sosteneva ieri notte di non avere «nessuna soluzione in tasca» e di condividere le preoccupazioni del Quirinale sulla necessità di mettere in sicurezza i conti del Paese e di offrire all’esterno non un’immagine di caos, ma di un Paese che ha scelto e che, se non resterà l’attuale, saprà mettere mano ad un altro governo. Renzi non ha però intenzione di dare i suoi voti ad un governo che nasce per «vivacchiare» sino alla primavera del 2018, data di scadenza della legislatura. La sua linea, che intende confrontare prima nel partito con una riunione della direzione che si terrà in settimana e forse con un congresso anticipato, prevede la nascita di un esecutivo in grado di metter mano ad una legge elettorale e che sappia dare governabilità al Paese nonostante il Senato sia rimasto in piedi. I nomi dei possibili traghettatori non mancano, da Dario Franceschini a Graziano Delrio, da Paolo Gentiloni a Piercarlo Padoan.
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