L'intervista a Parisi: via l'Irap al Sud
«Renzi divisivo su legge elettorale»

L'intervista a Parisi: via l'Irap al Sud «Renzi divisivo su legge elettorale»
Giovedì 18 Maggio 2017, 15:53 - Ultimo agg. 21:27
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«È gravissimo che in Italia, a pochi mesi dal voto, non abbiamo una legge elettorale e che le regole cambino di continuo. Serve maggior senso di responsabilità e stabilità per il Paese: il presidente della Repubblica ha chiesto larghe convergenze», che mancano. «È divisivo il comportamento di Renzi». Lo dice Stefano Parisi, di professione manager, fondatore di Energie per l’Italia, che punta alla fondazione di un nuovo centrodestra, europeo, liberale, moderato, popolare, che tenga insieme i partiti, ma anche la rete delle associazioni e delle liste civiche. E annuncia per l'8 ottore una Costituente: «Berlusconi mi chiese di fare il coordinatore di Forza Italia, dissi no perché non credo sia riformabile e che la politica abbia bisogno di chiarezza, senza ambiguità». E Salvini? Dopo l'alleanza elettorale a Milano «è un po' peggiorato...». In generale, «bisogna avere una squadra, non un leader». Di questi temi il leader politico parla al Mattino con il direttore Alessandro Barbano e il giornalista Paolo Mainiero.

Per Parisi, il sistema elettorale migliore è «un modello tedesco vero: il maggioritario ci ha costretto a votare il meno peggio. Il sistema proporzionale è più adatto, ma introducendo la cosiddetta sfiducia costruttiva», che prevede che si sciolgano le Camere, nel caso in cui il Parlamento scarichi il governo. «La politica deve portare rispetto per l'avversario, qui lo scontro politico si fa delegittando l'avversario», ammonisce e, come esempio positivo, cita le elezioni comunali a Milano. «Io e Beppe Sala abbiamo fatto una campagna elettorale con un confronto anche duro, ma con rispetto reciproco, e il Movimento Cinque Stelle non ha superato il 10 per cento».

Invece, «qui a Napoli - aggiunge Parisi - non si può abbandonare il campo a una persona come De Magistris, che difende le occupazioni dei centri sociali. Oggi ho richiamato gli imprenditori alla necessità di rioccuparci della politica e di quello che abbiamo intorno. Dobbiamo rimettere insieme una capacità popolare diffusa e riportare le persone ad avere fiducia nella politica».

Quanto al Sud: «Io penso che sia dimenticato dai partiti. Dobbiamo andare a Bruxelles per chiedere politiche diverse». Parisi ritiene siano utili politiche differenziali tra nord e sud: «Bisogna cambiare logiche e iter organizzativo, procedure decisionali non possono restare aperte per anni consentendo a chiunque di bloccare qualsiasi cosa. Credo che le regioni vadano abolite per come sono, dare autonomia fiscale ai comuni e puntare sulle tre vocazioni del Paese, infrastrutture turismo e industria. Così il Sud può riprendersi, e con il Sud può farlo l'Italia».

I bonus lavoro? «Zero», sono inutili. «Io sono contro tutti gli incentivi». Meglio «togliere l'Irap nel Mezzogiorno. Pensiamo che serva meno Stato, meno spesa pubblica, meno tasse per passare da una politica di redistribuzione delle risorse a una politica di creazione di sviluppo. Ma, oggi la cosa più complicata è mettere insieme una idea liberale dell'economia e l'idea popolare».

Interpellato sulle intercettazioni e la fuga di notizie nel caso Consip, Parisi sostiene: «C'è un problema complessivo della giustizia in Italia. Ed è evidente che c'è anche uno scontro tra apparati dello Stato. Nel merito, non sono in grado di dare una valutazione specifica sulla vicenda, dico solo che il tema delle intercettazioni è molto grave, in passato è stato affrontato in modo ipocrita». Non solo: «L'uso indiscriminato ha spento l'intelligenza investigativa dei nostri apparati giudiziari. L'abuso va punito», afferma Parisi, che definisce queste storture «un cancro profondo, della nostra vita politica e sociale».

Occorre una «profonda riforma della giustizia», conclude Parisi, che boccia le proposte in discussione. Riflette: «Il garantismo a parole di Renzi si è trasformato in questi provvedimenti, la battaglia sulle ferie dei magistrati era ridicola». Soluzioni? «L'unico modo per affrontare il problema della giustizia in Italia è fare una Assemblea costituente, che sieda nella sede del Cnel (così eliminiamo, nel frattempo anche il Cnel), con 75 membri, protetti dalla immunità parlamentare ma che dopo non facciano ipù politica e affrontino tutti questi temi con una modifica della Costituzione. Occorre farlo con persone non ricattabili». E, per Parisi, questo è l'unico modo.
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