Il legale ha mal di schiena, il processo di Maroni rinviato per la terza volta

Il legale ha mal di schiena, il processo di Maroni rinviato per la terza volta
Il legale ha mal di schiena, il processo di Maroni rinviato per la terza volta
di Giammarco Oberto
Venerdì 28 Aprile 2017, 09:54 - Ultimo agg. 11:07
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Niente da fare: non si riesce a celebrare questo processo. L’imputato Roberto Maroni sguscia come un’anguilla, tra impegni istituzionali e elezioni regionali alle porte. Non solo: latita pure il suo avvocato, Domenico Aiello, schiantato a quanto pare da un terribile mal di schiena.

Anche ieri è slittata l’udienza del processo contro il governatore per le presunte pressioni per portare in missione a Tokyo e far ottenere un contratto in Expo a due sue ex collaboratrici, Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio. Si tornerà in aula il 6 maggio, e i giudici hanno precisato che se il legale sarà ancora fuori gioco per il mal di schiena «dovrà nominare un sostituto». Il pm Eugenio Fusco - alla terza istanza consecutiva di legittimo impedimento per motivi di salute presentata e ottenuta dall’avvocato - ha perso la pazienza: «Se ogni volta per un’udienza c’è un problema di salute, questo processo, che è fermo da più di due mesi, rischia di rimanere fermo al palo fino alla primavera del 2018» è sbottato.

Il riferimento implicito è al periodo in cui in Lombardia si voterà per il rinnovo di giunta e Consiglio regionale. Gli impegni politici di Maroni hanno già scombussolato il calendario del processo: Aiello nei mesi scorsi aveva ottenuto una sospensione di 45 giorni anche per la candidatura di Bobo alle elezioni comunali di Varese. La replica di Aiello alle esternazioni del pm non si è fatta attendere: «Sono reazioni scomposte e scriteriate» ha dichiarato. L’esito del processo sarà fondamentale per il futuro politico del governatore lombardo: Maroni è imputato per induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente. E nel caso di condanna per la prima delle due imputazione rischia di dover lasciare la carica che ricopre a Palazzo Lombardia in applicazione della sospensione prevista dalla legge Severino. 
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