La notte buia di politica e giustizia

La notte buia di politica e giustizia
di Generoso Picone
Sabato 14 Maggio 2016, 08:42
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«La notte delle vacche nere». Qualche giorno fa, davanti a una platea di imprenditori e studenti di Avellino, Raffaele Cantone, il magistrato che presiede l’Autorità nazionale Anticorruzione, ha citato l’espressione che Friedrich Hegel utilizzò nella prefazione alla «Fenomenologia dello Spirito». Nessun vezzo filosofico per l’uomo a cui ormai - malgré lui - si rivolgono tutti, dalle amministrazioni ingarbugliate ai condomini litigiosi, dagli operai in cassa integrazione ai cittadini vittime delle buche sull’asfalto, per avere una soluzione, una risposta, un atto di Giustizia.

Cantone è decisamente il primo ad avere la consapevolezza di trovarsi nello scomodissimo tabernacolo dell’eterna religione della Legalità, della mistica del Giusto che alla maniera di un Angelo sterminatore interviene, opera, ristabilisce l’equilibrio del senso, riparte e aspetta la prossima chiamata. Così, di fronte al catastrofismo dei giudizi e all’assolutismo delle valutazioni, davanti al teorema lapideo del «tutti ladri», comprende che è facile ritrovarsi con il risvolto «nessuno ladro».

Cioè, «la notte delle vacche nere»: Hegel si schierava in difesa della ragione, della conoscenza distinta, della parola.
Insomma, quella ragione che Raffaele Cantone evocava per evitare il rischio del buco nero dove ogni energia positiva è risucchiata in un vortice senza fine e senza speranza: avvertiva che un messaggio tanto liquidatorio provocasse esiti terribili specie nelle giovani generazioni, negli studenti seduti in platea che avevano con tanto entusiasmo partecipato al progetto di Confindustria e Libera per combattere la corruzione. «Tell on it!», «Corruzione. Io la riconosco e la combatto».
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