«Lavoro al Sud, meno tasse per chi assume»

«Lavoro al Sud, meno tasse per chi assume»
di Nando Santonastaso
Domenica 22 Maggio 2016, 09:49 - Ultimo agg. 15:41
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Meno tasse per chi assume. Il governo lavora a una «corsia preferenziale» per ridurre il costo del lavoro nel Mezzogiorno. Lo annuncia, in un’intervista a Il Mattino, il viceministro dell’Economia Enrico Morando. Che poi rilancia per il Sud: «Sfruttare al massimo le nuove opportunità garantite alle imprese con il credito d’imposta nella legge di Stabilità. L’obiettivo è maggiore occupazione e in maniera stabile, strutturata».


Il governo sta lavorando alla possibilità di garantire una «corsia preferenziale» per la riduzione del costo del lavoro al Sud nell’ambito di un provvedimento più generale che punta a rendere strutturali in tutto il Paese le misure per l’occupazione e il taglio delle tasse. Lo annuncia Enrico Morando, viceministro dell’Economia, che già in occasione del dibattito sull’attuale Legge di Stabilità aveva speso i suoi uffici perché imprese e lavoratori del Mezzogiorno fossero sostenuti dalla leva fiscale e degli investimenti in misura più sensibile, considerata la delicatissima situazione sociale ed economica di questa parte del Paese. «Le premesse sono le stesse anche se la ripresa sta interessando anche il Sud: mi conforta il fatto che la Regione Campania si sia già mossa su questa strada in perfetta sintonia con il governo nazionale», dice Morando.

 Cosa vuol dire esattamente corsia preferenziale?

«Partiamo da una premessa. Checché ne pensi qualcuno, la soluzione dei problemi dell’occupazione, che il rapporto Istat ha rilanciato, non dipende dalla regolamentazione del mercato del lavoro ma dalla necessità di consolidare la crescita. Nessuno pensava che il Jobs act potesse trasformarsi in una bacchetta magica ma sarebbe assurdo non riconoscere che con le misure straordinarie introdotte dal governo nel 2015 è stata interrotta la rigidità del mercato in entrata e in uscita. La fiscalizzazione degli oneri contributivi, ad esempio, ha sicuramente fatto lievitare il numero dei contratti a tempo indeterminato».


Ma non anche il numero degli occupati, specie nel Mezzogiorno...

«Ci arrivo. Il problema che abbiamo adesso davanti, in un contesto di regole mutate, è come assicurare la diminuzione ulteriore del costo del lavoro che è la strada maestra per garantire strutturalmente più posti di lavoro».

Ovvero, come ridurre il cuneo fiscale.

«Esatto. Per farlo stiamo lavorando su varie ipotesi, dalla riduzione delle aliquote Irpef fino al taglio dei contributi previdenziali con la fiscalizzazione degli oneri contributivi. Attenzione, non sto parlando di intervenire sulle pensioni: non c’è nulla, ripeto nulla, che possa far parlare di toccare la previdenza, anche perché parliamo di contributivo e dunque di una scelta già chiara e immutabile sull’ammontare dell’assegno».


Tra le misure c’è anche quella di ridurre dal 2017 il decalage al 20-25% della decontribuzione per i nuovi assunti?

«Sì ma con molta cautela. Nel senso che dobbiamo prendere atto che se nel 2015 la decontribuzione piena è stata molto positiva, già nel 2016 con la riduzione dell’incentivo l’effetto appare inferiore. Ma soprattutto parliamo di una misura non di tipo strutturale a: al contrario è su queste che vogliamo puntare perché il governo ha deciso di ridurre la pressione fiscale soprattutto sul lavoro visto che dall’1 gennaio 2017 le imprese potranno beneficiare della riduzione dell’Ires».

E allora eccoci al Sud: cosa state studiando?

«Noi crediamo che ci debba essere una “corsia privilegiata” per rilanciare l’occupazione nel Mezzogiorno, soprattutto quella giovanile, per sfruttare al massimo anche le nuove opportunità garantite alle imprese attraverso il credito d’imposta introdotto nella legge di Stabilità. Ci sono varie ipotesi di lavoro. A mio giudizio è proponibile, ad esempio, che nell’ambito di una riduzione delle tasse sul lavoro in tutta Italia, al Sud ci possa essere un’accentuazione del provvedimento. L’obiettivo è di garantire maggiore occupazione e in maniera stabile, strutturata: perché è questo, in fondo, ciò che chiedono le imprese e gli stessi lavoratori».


Pensa ad un decreto ad hoc?

«Mi pare prematuro stabilire in che modo questa misura potrebbe essere varata. Di sicuro non credo che Bruxelles sia pregiudizialmente contraria perché ad esempio per il credito d’imposta sugli investimenti al Sud una parte delle coperture è garantita dai fondi della Coesione».


Quindi è possibile che anche per incentivare l’occupazione si possa ricorrere ai fondi strutturali europei?


«Assolutamente sì. E del resto già ci sono scelte in tal senso che andrebbero sottolineate. Mi riferisco proprio alla Regione Campania che è la prima in Italia ad avere deciso, in piena sintonia con gli obiettivi del governo, di destinare risorse per colmare la differenza tra l’attuale bonus per i nuovi assunti e quello rimasto in vigore fino allo scorso anno; e di sostenere con propri fondi il credito d’imposta sugli investimenti. Non riesco proprio a capire chi amministrando città importanti abbia pensato di percorrere strade diverse e assai improbabili sul piano della concretezza».

Gli spazi di copertura che si aprirebbero con il taglio del costo del lavoro verrebbero insomma chiusi, sul piano locale, dalle Regioni?

«Per ora dalla Regione Campania, che mi pare abbia fatto una scelta lungimirante. Il governo guidato dal presidente De Luca si è reso conto che accompagnare e integrare le misure varate dal governo nazionale era il mezzo più semplice e trasparente per trasformare misure straordinarie in misure strutturali anche sul piano locale. Chi vuole investire al Sud deve sapere che per 2, 3 o 4 anni ci sono certezze sul piano delle assunzioni e non più i dubbi sulla durata o la proroga di provvedimenti annuali. Mi pare che sia il minimo per attrarre le aziende».

Garanzia giovani, al di là dei suoi effettivi risultati, ha profilato più di 300mila ragazzi i cui curricula potrebbero essere già una base di riferimento per le imprese: è così?

«Sicuramente è una possibilità ma non trascurerei nemmeno i risultati già ottenuti con altre misure del governo, a cominciare dal superammortamento per l’acquisto di macchinari che sta incontrando un successo quasi clamoroso.
Ora dobbiamo insistere sugli investimenti che nel Sud erano crollati e che stanno ripartendo ma in misura ancora troppo lenta. Buoni risultati li attendiamo però anche da altre misure in arrivo: penso ad esempio a quella che prevede l’azzeramento del prelievo fiscale per i privati che investono nel capitale di rischio delle piccole e medie imprese del Sud almeno per tre anni la cui entrata in vigore è ormai imminente. Anche in questo caso sappiamo che per voltare pagina bisogna passare a interventi stabili, strutturali: dobbiamo irrobustire la crescita con ogni mezzo».
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