Legge elettorale. Alfredo Vito: i miei centomila voti sono irripetibili

Legge elettorale. Alfredo Vito: i miei centomila voti sono irripetibili
di Antonio Vastarelli
Sabato 25 Gennaio 2014, 08:53 - Ultimo agg. 16 Marzo, 10:56
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Tutti a parlare di preferenze, ma per il recordman del sistema, Alfredo Vito, si tratta di un tema che non esiste perch, con i listini corti, sempre il partito a decidere chi va in Parlamento: se lo spiegano a Berlusconi, lui dir di s alle preferenze. Le polemiche di questi giorni, quindi, sono strumentali. Anche perché la preferenza unica, in Italia, è stata utilizzata solo una volta in un’elezione politica, nel 1992. Prima, infatti, esistevano le preferenze multiple (ben 4); dopo siamo passati dai collegi uninominali del Mattarellum ai listoni bloccati del Porcellum. In quel 1992, a raccogliere il risultato più clamoroso fu proprio Vito, che si guadagnò il soprannome di «Mister centomila preferenze», avendone collezionate 104mila, più di quelle raccolte dai potenti ministri Pomicino e Scotti. «Che un po’ se l’aspettavano – racconta – visto che, nell’elezione precedente del 1987, ma con la preferenza multipla, avevo preso 157mila voti, non distante dal loro risultato. E in cinque anni, poi, mi ero impegnato molto: mi appoggiavano tantissimi amministratori locali e sindaci, e a Napoli controllavo abbastanza il partito».



... Vista la sua esperienza nel gestire preferenze, è questo il sistema migliore per i cittadini oppure sono preferibili i collegi uninominali e le liste bloccate?

«Il sistema delle preferenze ha un elemento grandemente positivo, e cioè il fatto che è l’elettore che sceglie il candidato. E questo è un pilastro fondamentale sul quale si regge il sistema democratico. Certamente, però, le preferenze possono degenerare. Soprattutto in zone in cui è presente la criminalità organizzata in maniera massiccia ci possono essere aspetti molto negativi. Sono convinto che, se applicate oggi, le preferenze provocherebbero molti più guai di quanti ne hanno provocati 20 anni fa, perché oggi i partiti sono più deboli e la delinquenza organizzata più invasiva, tanto che l’inquinamento inizia dai consiglieri di quartiere e arriva fino ai parlamentari».



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