Legge elettorale, dal Pd ok a Renzi. Con Alfano trattativa in discesa

Legge elettorale, dal Pd ok a Renzi. Con Alfano trattativa in discesa
di Marco Conti
Lunedì 20 Gennaio 2014, 07:42 - Ultimo agg. 15:36
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Il giorno dopo l’inusuale incontro, a Renzi andata meglio del giorno prima. Ad attaccare è soltanto Fassina, che in Direzione chiederà garanzie sul governo.



D’altra parte il segretario del Pd non è uno che si vergogna facile, come Fassina, e per chi lo accusa di aver «rilegittimato Berlusconi» ha la risposta pronta: «Non sono stato certo io, ma quel venti e passa per cento che ancora, purtroppo, lo vota. Inoltre, se non manteniamo le promesse non rilegittimeremo la politica». Il realismo è una virtù che accomuna Renzi a Berlusconi. L’ex premier di fatto è rimasto in pista anche dopo la scissione operata da Alfano che sembra aver eroso solo fino ad un certo punto i consensi del Cav.



SOSPIRO

Il vicepremier, e leader del Ncd, l’altra sera ha tirato un sospiro di sollievo nel constatare che l’intesa non si basa sul modello spagnolo che di fatto fissa sbarramenti molto alti, ma su un modello che - dopotutto - permette ai piccoli di mantenere la propria ragione sociale purché stiano sopra il 5%. Soglia che Alfano e Lupi sono convinti di superare di slancio e ciò tranquillizza anche Enrico Letta che ieri ha passato gran parte della giornata a palazzo Chigi per mettere a punto la sostenibilità del patto di programma. E’ ripartita la caccia ai soldi, alle risorse che dovrebbero permettere quel «cambio di passo» da tutti auspicato e Letta conta molto sulla spending review e su un discreto allentamento del patto di stabilità che Bruxelles potrebbe concedere in cambio delle riforme.



Alfano incontrerà il sindaco di Firenze prima della Direzione del Pd di oggi pomeriggio. Ieri i due si sono parlati e rincorsi per buona parte della giornata, ma le agende non hanno permesso il faccia a faccia. Renzi è convinto che alla fine anche il Nuovo Centrodestra non si metterà di traverso. Anche perché le alternative al modello proposto restano lo spagnolo o il Mattarellum. Due sistemi che penalizzerebbero ancora di più il partito di Alfano. Al segretario del Pd chiederà però garanzie serie sul percorso di governo e sul patto di programma. È molto probabile che torni quindi il tema del rimpastone di governo. Argomento che però Renzi rifiuta contando anche sulle forti perplessità del Quirinale. Del patto di programma le unioni civili e lo ius soli restano nell’agenda, ma non è detto che su questi due temi il Ncd dia quelle garanzie che Renzi si aspetta.



SCISSIONI

La preoccupazione di Alfano, e in buona parte anche di Letta, ruota proprio sull’atteggiamento che il sindaco di Firenze ha nei confronti del governo. A inserire propri uomini nell’esecutivo, Renzi non ci pensa proprio ed è pronto a sfidare Letta sui tempi delle riforme promesse. Non a caso ieri il sindaco di Firenze ha rivendicato il merito di avere «in un mese e dopo 20 anni di chiacchiere», «a portata di mano il primo obiettivo». L’accordo «trasparente e alla luce del sole» su un sistema che rafforza i partiti maggiori frena anche le spinte interne e le voci di scissione nel Pd. Un’ipotesi che di fatto traspare dall’idea di Fassina di sottoporre a referendum l’intesa sulla legge elettorale ma solo agli iscritti e non a tutti gli elettori delle primarie. Un modo per sottolineare che ”la ditta”, avendo ancora il controllo delle sezioni e dei circoli, potrebbe comunque mettersi in proprio.

Per tenere unito il partito, Renzi dovrà dare oggi «garanzie sul percorso della legge elettorale e delle riforme istituzionali», sostiene il bersaniano Nico Stumpo.



Il timore che fatta la legge elettorale entro marzo, possa tornare la voglia delle urne, è infatti fortissimo e il muro eretto dal Quirinale potrebbe non bastare a garantire il prosieguo della legislatura, qualora il governo-Letta non abbia forza sufficiente per mettere in atto i provvedimenti in grado di stabilizzare gli esili segnali di ripresa. Fatta la legge elettorale sarà infatti difficile poter contare su un atteggiamento morbido da parte di Forza Italia. Su questo punto Berlusconi è stato chiaro con Renzi così come sono state nette le parole pronunciate dal Cavaliere ieri alla convention piemontese organizzata da Osvaldo Napoli. L’ipotesi di una candidatura dell’ex premier alle Europee sarebbe di fatto tramontata anche per via di un ”chiarimento interpretativo” sull’elettorato passivo che Bruxelles si appresta a diffondere e che prevede la possibilità di candidarsi in Paesi diversi da quello di nascita, solo se in possesso da lungo tempo del requisito della cittadinanza.
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