Lettera da deputata alla scuola, il caso Lombardi scuote il M5S

Lettera da deputata alla scuola, il caso Lombardi scuote il M5S
di Lorenzo De Cicco e Stefania Piras
Sabato 11 Giugno 2016, 08:54 - Ultimo agg. 12 Dicembre, 10:48
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Lei si difende: «Ho sempre usato la mia carta intestata, anche per altri temi». La preside del figlio però rischia di aggravare le accuse: «Di lettere ce ne ha spedite tre. Sempre con il logo della Camera». E la base del M5S insorge nelle chat di attivisti e parlamentari: «Ma chi si crede di essere? Zorro?». La lettera (a questo punto sarebbe il caso di dire: le lettere) che la parlamentare pentastellata ha spedito alla preside del figlio, su carta intestata di Montecitorio, per chiederle di occuparsi di termosifoni rotti, sistemi di allarme fuori uso e atti di vandalismo, diventano un caso politico. Quelle missive, dove l'uso del termine «onorevole», solitamente sgradito alla retorica 5 stelle, viene invece messo in bella mostra, finiscono subito nel mirino del Pd. La deputata Alessia Morani attacca: «La Lombardi non resiste al classico lei non sa chi sono io, forte del suo seggio alla Camera». Le fa eco il senatore Stefano Esposito: «Non eravate contro la casta?».

IN CLASSE
Senza cercare polemiche, ammette di essere stupita anche la preside dell'Istituto comprensivo di Via Savinio, Angela Maria Marrucci. Che rivela: «Di lettere dalla Lombardi ne avevo già ricevute altre, tre in tutto. Sempre impostate nella stessa maniera», con il logo della Camera in epigrafe e la dicitura «onorevole» in evidenza. Le lamentele di mamma Lombardi? «Il riscaldamento, l'allarme interno, altre richieste che riguardano l'istituto». La dirigente scolastica premette di «non voler parlare di politica, visto che siamo in una fase elettorale» e ribadisce che «con le questioni di partito noi insegnanti c'entriamo poco». Però una cosa ci tiene a dirla: «È la prima volta che viviamo una situazione del genere, non ci erano mai arrivate richieste di questo tipo». Anche con la Lombardi, prima che il figlio iniziasse a frequentare la scuola dell'infanzia a Talenti, «non c'erano stati contatti». Gli interessamenti della deputata M5S, insomma, sono iniziati «quando lei è diventata genitore di un alunno della nostra scuola, un anno fa». E quelle lettere, dice ancora la dirigente scolastica, l'hanno colpita: «Non me lo aspettavo. Considerando le caratteristiche del Movimento, che sembra andare controcorrente, a volte uno si chiede perché sia necessario dover spendere questo appellativo per fare richieste da genitori». Come a dire: loro non vogliono farsi chiamare onorevole, «però nelle lettere questo nome lo spendono». «Non so se è una consuetudine dei politici - conclude la preside - magari lo fanno tutti». Ma insomma, è un po' da vecchia politica? «Diciamo di sì».
Dopo la ridda di polemiche, ieri la Lombardi si è difesa su Facebook, prendendosela con «i parlamentari sfigati del Pd che non sanno più a cosa attaccarsi» e sostenendo di «avere utilizzato la modalità normale di accesso agli atti di cui mi sono sempre avvalsa per denunciare un problema. Nulla di nuovo o di diverso». Insomma, «ci si scandalizza per la carta intestata, ma non per le vergogne che denunciamo», è la difesa. «Se usiamo qualche prerogativa differente da quelle a disposizione dei cittadini, è soltanto per informare e proteggere i cittadini stessi».

«COME NELLA DC»
Molti suoi compagni di partito però non la pensano allo stesso modo (compresa la Raggi che, raccontano, ieri era parecchio infastidita). Ieri il telefono della Lombardi ha squillato a vuoto. In chat i più imbufaliti si sono complimentati così: «Ecco, siamo ai metodi mastelliani». I colleghi parlamentari non commentano, volutamente. Ma nessuno l'ha difesa. Non è la prima volta, dicono gli attivisti delusi da certi protagonismi. E ricordano la mozione presentata dal M5S per installare un semaforo nell'incrocio tra via Ettore Romagnoli e via Francesco D'Ovidio, guarda caso proprio dove abita Marcello De Vito, ex capogruppo M5S in Campidoglio e fedelissimo di «Roberta». Sul web arrivano commenti affilati: «Cerca di non fare cavolate e lascia perdere la carta intestata della Camera perché a noi non perdonano nulla», «Che fai approfitti della tua posizione?», «Scrivere al preside del proprio figlio usando la carta intestata della Camera si fa consapevolmente. Pessimo». Ma è nelle chat interne che i pentastellati si lasciano andare con più sincerità: «Ecco una che non voterei mai, gli abusi d'ufficio e di posizione dominante diventano virtù? Assurdo!». E ancora: «Ci rendiamo conto? Ha scritto che infrange volutamente le regole perché mossa da un'aspirazione, da un ideale di giustizia. Ma chi è, Zorro?».
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