Una risposta che non lede i diritti fondamentali della democrazia e i principi di libertà occidentali ma che si sta realizzando in Italia anche in maniera molto riservata: «noi non possiamo e non dobbiamo stravolgere i principi della nostra civiltà, frutto della storia e inoltre non servirebbe. Occorre - ha spiegato il capo dello Stato nell'intervista - un'efficace azione anticipatrice, di prevenzione, di intelligence, di vigilanza e polizia, perfettamente compatibile con le libertà superando vecchie abitudini che ostacolano la condivisione di informazioni».
Ma il presidente non sottovaluta la portata dell'attacco in corso e non esita ad usare la parola «guerra», ma con un distinguo importante: «quella che sta portando avanti il terrorismo fondamentalista è una guerra in un formato diverso, senza frontiere».
Ma basta vedere, ha aggiunto Mattarella, come la grande maggioranza delle vittime sia di religione islamica «per far comprendere che non si tratta di una guerra di religione». È una nuova forma di guerra, subdola e programmata che «cinicamente cerca di usare la religione nella speranza impossibile di provocare un conflitto tra musulmani e cattolici, e altre confessioni religiose». «Ma questo non avverrà», garantisce il presidente.