Tornando alle misure per il Mezzogiorno, «nel decreto legge abbiamo anche previsto la possibilità di mettere a disposizione terre incolte abbandonate per i giovani che le vogliono utilizzare». Altre misurano riguardano i porti e la logistica, per «far da detonatore di sviluppo», un modo per ribadire la centralità del Mediterraneo come nuovo sistema di traffico delle merci del Paese. Quanto alle misure, che puntano oltretutto ad attirare le grandi imprese, il ministro non esclude il voto di fiducia sul decreto legge ma segnala una bella atmosfera. Poi loda De Vincenti la Regione Campania: «Contratti di sviluppo avviati», rappresentano un motore importante per la ripresa. «I segnali ci sono, la svolta è possibile».
Quanto al patto per Napoli, dice De Vincenti, «c'è un rapporto positivo con l'amministrazione. Diciamo che mi piacerebbe una maggiore accelerazione, ma è vero che ci sono progetti in campo da finanziare al più presto e mi riprometto di fare un incontro per l'abbattimento della prima Vela». Il risanamento di Scampia è «uno dei punti chiave e degli obiettivi del governo, e vogliamo che l'amministrazione si impegni fino in fondo». Sulla questione del bilancio del Comune di Napoli, invece, «non c'è da ribaltare le responsabilità sul governo. È innanzitutto responsabilità del sindaco». Per l'utilizzo dell'Albergo dei poveri: la stima del valore deve essere coerente con la destinazione d'uso che si può fare.
Critico, il ministro, sulla questione dell'autonomia fiscale delle Regioni del Nord con il referendum promosso in Lombardia. Stoccata diretta al governatore Roberto Maroni: uno spreco di tempo e denaro. «La novità, invece, è che il Mezzogiorno può fare da traino al nord, e i collegamenti tra le imprese sono già consistenti». Niente isolamento del Nord: difatti, «anche Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, ha lanciato messaggi chiarissimi, che asprezzo moltissimo: per l'unità imprenditoriale».
Il dibattito si svolge nella sala Siani del giornale. Non è la prima volta che il ministro ci mette piede ma finora la sua partecipazione ad iniziative relative ai problemi e alle prospettive del Sud era apparsa per così dire di contorno. Stamane no, è lui il protagonista del Forum organizzato dal nostro giornale sui temi che più gli competono e sui quali, inutile negarlo, si sta spendendo da tempo, prima come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ora come ministro.
È merito suo se i Patti per il Sud, stipulati dal governo con le Città metropolitane e con le Regioni meridionali, sono andati in porto e stanno dispensando i primi benefici effetti sulle relative economie. E sicuramente l'attivismo del ministro è stato decisivo proprio per il varo dell'ultimo decreto Mezzogiorno nel quale tra l'altro sono state previste le Zes, le Zone economiche speciali che dovrebbero partire dai sistemi portuali di Napoli-Salerno-Castellammare di Stabia e da quello di Goia Tauro in Calabria.
Ma con il «professore», come gli fa sempre piacere essere chiamato in omaggio ai trascorsi da docente universitario, si parla anche del nuovo scenario dei fondi europei che proprio in questi giorni è al centro della prima definizione (2020-2026). L'Italia sta pensando a nuovi paletti per l'assegnazione delle risorse proprio mentre l'Europa deve fare i conti con l'uscita degli inglesi e con gli stop ai migranti che potrebbero imporre una ben diversa disponibilità nei confronti di Paesi che ricevono cospicue quote di finanziamenti e che oggi alzano solo muri.
De Vincenti fa appello alla «civiltà europea»: «Noi non lasciamo morire nessuno. Umanità e civiltà vanno insieme, e su questo l'Italia è maestra nel mondo. Secondo passaggio è che dobbiamo gestire con l'Europa flussi che non possono continuare in modo disordinato e rendono difficile l'integrazione di chi viene nei nostri paesi. Quindi, supporto alla Guardia costiera libica e attenzione seria alle Ong che non devono mai diventare occasione perché aumenti in modo discutibile il flusso migratorio». Chiaro il richiamo all'Europa e alla sua unità, anche nel «concepire i suoi confini» senza distinzioni nazionali, e anche prevedendo misure stringenti per promuovere questa visione. Sempre in relazione all'Ue, il ministro sostiene, inoltre, l'importanza che l'Europa faccia più investimenti pubblici. Ad esempio, attraverso il co-finanziamento senza vincoli di bilancio o l'assicurazione contro la disoccupazione, attraverso una rete unica. «Le regole si rispettano, ma l'Italia chiede di cambiarle in meglio», afferma. Emergenza migranti al centro: «Chi usa fondi europei è tenuto a rispettare i principi di solidarietà».