Migranti al Brennero: i numeri
dicono che l'Austria mente

Migranti al Brennero: i numeri dicono che l'Austria mente
di Francesco Lo Dico
Martedì 24 Maggio 2016, 17:11 - Ultimo agg. 25 Maggio, 10:01
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Se c'è qualcuno che mente sul Brennero, di certo non è l'Italia. C'è invece qualcuno, che nella migliore delle ipotesi cambia idea facilmente idea. Qualcuno come il ministro degli Interni di Vienna Wolfgang Sobotka che il 13 maggio, proprio al valico italo-austriaco spendeva parole d'amore per il nostro Paese e si impegnava a fermare i lavori per il muro. «Grazie all'impegno dell'Italia per intensificare i controlli sui treni diretti in Austria - cinguettava l'austriaco - per ora non è necessaria la costruzione di una barriera al Brennero».
Evidentemente dev'essere bastata poco più di una settimana per far scoccare l'ora delle decisioni inesorabili. Perché a dispetto da quanto annunciato da Sobotka,  i lavori per la costruzione della barriera anti-immigrati vanno avanti, e anzi da Vienna giungeranno altri 80 poliziotti a fare controlli al valico, perché, tambureggia il  governatore tirolese Günther Platter, l'Italia ha fatto manovre ingannevoli per evitare i controlli ventilati dall'Austria». 

Ma a giudicare dai numeri, gli unici ad aver fatto manovre ingannevoli sui migranti sono proprio gli austriaci. Un tipico valzer viennese intorno a dati incontrovertibili, che con una piroetta vengono scagliati addosso all'Italia.
La prima menzogna riguarda i flussi di migranti che dal Brennero lasceremmo scappare in Austria per mettere nei guai i nostri confinanti. Sciocchezza sesquipedale opposta alla realtà. Attraverso il valico del Brennero e i passaggi da Tarvisio sono arrivati infatti nel nostro Paese dall'Austria 3.143 persone nel 2016. Se invece si prendono in considerazione i primi quattro mesi del 2016, che hanno spinto Vienna a dichiarare una sorta di stato di emergenza per il presunto assedio di extracomunitari, il conteggio arriva a 2051. Per lo più si tratta di pachistani e afghani, e cioè persone che non hanno il diritto automatico a chiedere lo status di rifugiati. Ma non sono andati in Austria, sono venuti dall'Austria in Italia. Se qualcuno avesse qualcosa da obiettare sul Brennero, insomma, quelli dovremmo essere proprio noi. Gli 80 poliziotti in più, l'Austria dovrebbe quindi mandarli per colmare le proprie lacune, piuttosto che quelle italiane.

Veniamo alle fantasiose accuse di scarsi controlli al confine. Forse eccitato dalla suggestione di un presidente ultranazionalista alla guida di Vienna, che tra l'altro pregustava l'idea di riannettere il Tirolo alla Corte di Vienna, il governatore Platter ha sguainato la spada contro le nostre autorità rimproverandole di non aver mantenuto le promesse di controlli più efficaci al Brennero. Ma come stanno davvero le cose?

Come ha spiegato il sottosegretario all'Interno con delega all'immigrazione, Domenico Manzione, le dichiarazioni di Platter «non trovano conforto nei dati e spiace che vengano da un'autorità che ha concordato con noi la strategia di intervento». «Per i flussi alla frontiera - precisa Manzione - abbiamo pattuglie miste che controllano i treni. Abbiamo mandato 50 uomini in più per potenziarle. I numeri delle persone intercettate è assai modesto». Per dare una dimensione al fenomeno, basti osservare i dati di sabato 21 maggio, quando le operazioni al Brennero si sono concluse con 14  fermi alla frontiera: 5 di questi erano richiedenti asilo in altri Paesi, 4 sono stati espulsi dall'Italia, 2 erano minori, uno è stato arrestato, 2 sono stati riammessi dall'Austria. Gli irregolari che avevano varcato la frontiera illegalmente per invadere l'Austria erano soltanto due. Un giorno fortunato? L'esodo dei migranti aveva deciso quel giorno di bivaccare in autogrill? Non sembra pensarla così la questura di Bolzano, che spiega come il numero di riammissioni di migranti dall'Austria verso l'Italia è "residuale". Negli ultimi dieci giorni la media è stata di 2-3 persone al giorno respinte, mentre in alcuni giorni si registrano zero casi. 

Nella Vienna scossa dall'assalto nazionalista, certe menzogne propagandistiche ricordano quelle «chiacchiere dal barbiere» di cui parlò il grande austriaco Karl Kraus: la prova irrefutabile che le teste stanno lì solo per via dei capelli.
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