Missioni pirata sulla rotta dell'Isis
il caso Tofalo allarma gli 007

Missioni pirata sulla rotta dell'Isis il caso Tofalo allarma gli 007
di Diego Carrasco
Lunedì 27 Febbraio 2017, 09:44 - Ultimo agg. 20:22
3 Minuti di Lettura
Una leggerezza o forse un atto di protagonismo potrebbe costare una pesantissima accusa per il deputato campano del Movimento 5 Stelle, Angelo Tofalo. Non si esclude infatti che il parlamentare pentastellato possa essere indagato con l’accusa di «atti ostili verso uno Stato Estero», articolo 244 del codice penale.
 
La vicenda, su cui indaga la Procura di Napoli che ha ascoltato due volte il deputato grillino, ha inizio la scorsa estate quando il parlamentare salernitano che è membro del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, compie un viaggio in Turchia per incontrare l’ex premier libico Khalifa Ghwell. Per raggiungere questo obiettivo, Tofalo chiede l’intermediazione di Annamaria Fontana. Ma la donna non è un’ambasciatrice o un componente istituzionale dello staff diplomatico italiano. Annamaria Fontana è invece finita in carcere lo scorso gennaio insieme al marito, Mario Di Leva, con l’accusa di traffico d’armi verso la Libia, Paese soggetto ad embargo.
Ma, al di là dei rapporti ancora tutti da chiarire tra il parlamentare e una persona finita in galera con un’accusa così pesante, quel viaggio non era stato autorizzato da nessuno. In particolar modo Tofalo non avrebbe avvisato l’Autorità delegata per i Servizi di Sicurezza, carica a quel tempo ricoperta dall’attuale ministro degli Interni, Marco Minniti. 
 

Il Copasir – l’organismo di cui Tofalo è componente – è una delle commissioni parlamentari più delicate perché ha a che fare con i dossier più scottanti e spesso secretati inerenti alla sicurezza del Paese. È la commissione dove i vertici degli 007 riferiscono con consuetudine circa l’attività svolta. Occasionalmente il Copasir o i suoi membri svolgono, se autorizzati, missioni in Italia o all’estero per approfondire determinate questioni, ma in quell’occasione il viaggio di Tofalo era soltanto un’iniziativa personale. Tanto più che il parlamentare non si sarebbe recato all’estero per incontrare un personaggio qualunque, ma uno degli esponenti più ostili al governo libico, quello di Fayez al Sarraj, il premier designato che il governo italiano riconosce ufficialmente. 

Il fatto che un deputato italiano abbia incontrato Ghwell senza avvertire l’autorità delegata ai Servizi avrebbe potuto mettere a rischio i delicati rapporti tra l’Italia e il governo libico riconosciuto. Proprio questo è il motivo per cui ora Tofalo rischia di essere indagato e, soprattutto, non avrebbe la necessaria copertura istituzionale perché la sua era soltanto un’iniziativa personale. Ma, al di là dei possibili risvolti giudiziari, la missione del deputato 5 Stelle ha creato imbarazzi all’interno dell’intelligence e dello stesso Copasir nonostante il presidente, Stucchi, non sia ancora intervenuto sulla vicenda. Anzi, se gli altri componenti del Copasir non hanno ancora detto una parola è proprio per non aggravare ulteriormente la delicata posizione in cui si trova ora il deputato grillino.

«Stupisce che ad oggi Tofalo non abbia ancora annunciato le sue doverose dimissioni dal Copasir – ha detto ieri il deputato Emanuele Fiano, componente della commissione Difesa per il Pd - essere coinvolti, per sua stessa ammissione, in una vicenda tanto inquietante e non sentire l’urgenza di chiarire e lasciare un posto così delicato è estremamente grave. Far finta di nulla non è la soluzione, visto che stiamo parlando di traffico di armi e di terrorismo internazionale». E, sulla scia di Fiano, si sono espressi anche i senatori Stefano Esposito (Pd) e Maurizio Gasparri (Fi). Dal canto suo Tofalo ha dichiarato di essersi adoperato «nell’esercizio delle mie funzioni parlamentari e nell’esclusivo interesse della Nazione, per facilitare dialoghi internazionali per la pace». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA