Con il no alle Olimpiadi, Roma
perde 5 miliardi e posti di lavoro

Raggi
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di Andrea Bassi
Giovedì 22 Settembre 2016, 00:05 - Ultimo agg. 24 Settembre, 10:57
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ROMA Virginia Raggi ha costruito il suo «no» alle Olimpiadi di Roma del 2024 su alcuni pilastri. Che però sono fragili. Con i giochi, ha sostenuto il sindaco nella conferenza stampa di ieri, si assumerebbero altri debiti per i romani, che non sono in grado di sostenerli. La realtà è, o meglio sarebbe stata, diversa.

L’investimento pubblico previsto era stato indicato nel dossier del Comitato Olimpico in 2,1 miliardi di euro. Nemmeno un centesimo di questo stanziamento sarebbe stato a carico del Comune di Roma. I soldi li avrebbe messi tutti a disposizione il governo nazionale. Matteo Renzi aveva annunciato che già dalla prossima legge di Stabilità, quella che verrà approvata tra qualche settimana, avrebbe stanziato i primi 140 milioni. Roma ne avrebbe solo goduto. I finanziamenti del Tesoro sarebbero serviti a costruire il Villaggio Olimpico, il centro media e gli impianti sportivi.

Ora rimarranno nel cassetto. Così come la Capitale non potrà più contare nemmeno sui 3,2 miliardi di euro per finanziare i costi operativi dell’organizzazione dei giochi. Tutta la somma sarebbe stata coperta da capitali privati. Circa un miliardo e mezzo sarebbe stato il contributo del Comitato Olimpico internazionale, mentre altri 910 milioni sarebbero arrivati dagli sponsor. Il resto, in sostanza, dalla vendita dei biglietti per assistere agli eventi. Si tratta di oltre cinque miliardi di euro che, senza i giochi, non saranno disponibili.
Un’altra motivazione messa sul piatto della bilancia dalla Raggi per giustificare il suo «no» alle Olimpiadi di Roma, è che la Capitale starebbe ancora pagando i debiti per gli espropri del 1960, che peserebbero sul debito pregresso per un miliardo di euro. Un’affermazione, quest’ultima, che andrebbe ascritta alla categoria «bufale». È vero che la voce espropri nel debito pregresso è iscritta per 975 milioni di euro, ma il debito residuo che riguarda i giochi del sessanta, secondo i dati della gestione commissariale, non arriverebbe a 100 mila euro. Una cifra fisiologica, legata piuttosto ai lunghissimi contenziosi che si legano alle pratiche di esproprio. 

LO STUDIO
Ma la vera architrave del ragionamento della Raggi, è uno studio dell’Università di Oxford nel quale sono stati calcolati gli extra-costi sostenuti dai Paesi che hanno ospitato i giochi dal 1960 in poi. Secondo il dossierquelli che si sono tenuti prima del 1999, hanno visto incrementare gli investimenti inizialmente previsti in media del 230% (la mediana, escludendo cioè i casi estremi, è del 160%), mentre quelli post 1999, quando è stato introdotto un nuovo meccanismo per non disperdere le esperienze precedenti e quindi contenere i costi, l’incremento medio è stato del 75% (quello mediano del 51%). In realtà oggi, con l’Agenda 2020, le cose sono ancora cambiate. Il Comitato internazionale non premia più i megaprogetti, ma quelle città che hanno bisogno di pochi investimenti perché hanno la possibilità di sfruttare strutture già esistenti, magari soltanto da rimettere a nuovo. Proprio come Roma. E, in secondo luogo, lo studio di Oxford esamina soltanto i costi e non anche i benefici economici legati all’evento per la città che li ospita. 

L’ALTRA FACCIA
Il discorso è controverso, ma va affrontato. A Londra grazie alle infrastrutture sportive create con i giochi, è stato calcolato che 16 mila disabili in più hanno iniziato a fare sport. Secondo i dati contenuti nel libro bianco dello sport, un aumento dell’1% delle persone che fanno pratica sportiva, fa risparmiare al servizio sanitario nazionale 80 milioni di euro. Così come di certo hanno impatto sulla vita dei cittadini che ospitano i giochi le infrastrutture di trasporto che vengono costruite. Londra, per esempio, oggi può contare su sei linee ferroviarie in più. Per Roma ci sarebbe stato il completamento dell’anello ferroviario e il collegamento fino a Tor Vergata. E proprio l’Università di Tor Vergata, insieme a OpenEconomics, era stata incaricata di provare a valutare non solo i costi dei giochi di Roma 2024, ma anche i possibili benefici. Per farlo era stato utilizzato un modello messo a punto dalla Banca Mondiale, il «Vane», un acronimo che sta per valore attuale netto economico, una misura che indica la ricchezza finale prodotta dall’investimento nelle Olimpiadi. Nel caso di Roma 2024, il Vane sarebbe stato positivo per quasi 3 miliardi di euro. A fronte di un investimento di 4,2 miliardi, il totale dei benefici economici sarebbe stato di 7,1 miliardi. Per intendersi sarebbe stato come prestare dei soldi ad un tasso del 31,1%. Ed in più, soltanto nella Capitale, secondo gli economisti, si sarebbero creati 40 mila posti aggiuntivi. Tutto questo, adesso, resta sulla carta.
 

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