Mattarella riceve il Papa in visita ufficiale. Bergoglio: «Istituzioni si avvicinino alla gente»

Il Papa e Matteralla
Il Papa e Matteralla
di Franca Giansoldati
Sabato 10 Giugno 2017, 12:31 - Ultimo agg. 11 Giugno, 18:50
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Città del Vaticano – Puntuale sulla tabella di marcia, alle ore 10.45 il Papa è partito da Santa Marta per dirigersi al Quirinale per la visita ufficiale al Presidente della Repubblica. Lo accompagnava un seguito composto dai cardinali Parolin, Vallini, Bassetti, Bertello, dal sostituto Becciu e da monsignor Gaenswein e padre Sapienza. Al suo arrivo in quello che fino qualche secolo fa era il Palazzo dei Papi, Bergoglio è stato accolto da Mattarella.

Un colloquio di tabella, la preghiera comune nella cappella dell'Annunziata, il saluto ai bambini del terremoto che li aspettavano nei giardini e, infine, i discorsi. Il Papa ha lanciato un appello alle forze politiche a fare sforzi, in questo momento, per avvicinare le istituzioni alla gente comune. La distanza non solo fa male alla democrazia, ma non aiuta alla soluzione de tanti problemi. Una visita, quella del Papa che si inserisce nel quadro delle relazioni diplomatiche e ricambia la visita di Mattarella in Vaticano nel 2015.

Il Papa ha parlato di speranza (parola citata in più passi del discorso), del bisogno di lavoro per i giovani, della richiesta di aiuti alle famiglie oberate da preoccupazioni di varia natura e da una percezione dell'orizzonte comune gravata da instabilità. Bergoglio fa riferimento alla visita che ha compiuto la scorsa settimana all'Ilva di Genova dove ha toccato con mano la disperazione di migliaia di operai davanti ai tagli occupazionali decisi dagli imprenditori. Di seguito ampi stralci del discorso di Francesco:

«Guardo all’Italia con speranza. Una speranza che è radicata nella memoria grata verso i padri e i nonni, che sono anche i miei, perché le mie radici sono in questo Paese. Memoria grata verso le generazioni che ci hanno preceduto e che, con l’aiuto di Dio, hanno portato avanti i valori fondamentali: la dignità della persona, la famiglia, il lavoro... E questi valori li hanno posti anche al centro della Costituzione repubblicana, che ha offerto e offre uno stabile quadro di riferimento per la vita democratica del popolo. Una speranza, dunque, fondata sulla memoria, una memoria grata».

«Viviamo tuttavia un tempo nel quale l’Italia e l’insieme dell’Europa sono chiamate a confrontarsi con problemi e rischi di varia natura, quali il terrorismo internazionale, che trova alimento nel fondamentalismo; il fenomeno migratorio, accresciuto dalle guerre e dai gravi e persistenti squilibri sociali ed economici di molte aree del mondo; e la difficoltà delle giovani generazioni di accedere a un lavoro stabile e dignitoso, ciò che contribuisce ad aumentare la sfiducia nel futuro e non favorisce la nascita di nuove famiglie e di figli».

«Mi rallegra però rilevare che l’Italia, mediante l’operosa generosità dei suoi cittadini e l’impegno delle sue istituzioni e facendo appello alle sue abbondanti risorse spirituali, si adopera per trasformare queste sfide in occasioni di crescita e in nuove opportunità».

«Ne sono prova, tra l’altro, l’accoglienza ai numerosi profughi che sbarcano sulle sue coste, l’opera di primo soccorso garantita dalle sue navi nel Mediterraneo e l’impegno di schiere di volontari, tra i quali si distinguono associazioni ed enti ecclesiali e la capillare rete delle parrocchie. Ne è prova anche l’oneroso impegno dell’Italia in ambito internazionale a favore della pace, del mantenimento della sicurezza e della cooperazione tra gli Stati».

«Il modo col quale lo Stato e il popolo italiano stanno affrontando la crisi migratoria, insieme allo sforzo compiuto per assistere doverosamente le popolazioni colpite dal sisma, sono espressione di sentimenti e di atteggiamenti che trovano la loro fonte più genuina nella fede cristiana, che ha plasmato il carattere degli italiani e che nei momenti drammatici risplende maggiormente».

«Tra le questioni che oggi maggiormente interpellano chi ha a cuore il bene comune, e in modo particolare i pubblici poteri, gli imprenditori e i sindacati dei lavoratori, vi è quella del lavoro. Ho avuto modo di toccarla non teoricamente, ma a diretto contatto con la gente, lavoratori e disoccupati, nelle mie visite in Italia, anche in quella recentissima a Genova. Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso. Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune nell’insufficienza dell’offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità».

«È necessaria un’alleanza di sinergie e di iniziative perché le risorse finanziarie siano poste al servizio di questo obiettivo di grande respiro e valore sociale e non siano invece distolte e disperse in investimenti prevalentemente speculativi, che denotano la mancanza di un disegno di lung periodo, l’insufficiente considerazione del vero ruolo di chi fa impresa e, in ultima analisi, debolezza e istinto di fuga davanti alle sfide del nostro tempo».

«Il lavoro stabile, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell’autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società. Sono due pilastri che danno sostegno alla casa comune e che la irrobustiscono per affrontare il futuro con spirito non rassegnato e timoroso, ma creativo e fiducioso. Le nuove generazioni hanno il diritto di poter camminare verso mete importanti e alla portata del loro destino, in modo che, spinti da nobili ideali, trovino la forza e il coraggio di compiere a loro volta i sacrifici necessari per giungere al traguardo, per costruire un avvenire degno dell’uomo, nelle relazioni, nel lavoro, nella famiglia e nella società».

«A tale scopo, da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni, perché da questa tenace tessitura e da questo impegno corale si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo».

Infine una invocazione. «Che Dio benedica e protegga l’Italia!»

 

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