Pappalardo, l'ex generale che guida la rivolta dei Forconi con il vitalizio in tasca

Pappalardo, l'ex generale che guida la rivolta dei Forconi con il vitalizio in tasca
di Francesco Lo Dico
Giovedì 12 Ottobre 2017, 09:06 - Ultimo agg. 18:47
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Da mesi impartisce al popolo l'ordine di arrestare i «parlamentari abusivi» che reputa decaduti dopo la sentenza di incostituzionalità del Porcellum. Ma l'unico a cadere nella retata è stato finora, lo scorso dicembre, l'ex deputato Osvaldo Napoli, bianco come un cencio dopo essere sfuggito alla cattura a pochi passi da Montecitorio. Mai domo di osare, il generale Pappalardo non ha però ceduto di un millimetro alla volontà di fare piazza pulita: «Il primo che arresteremo è Di Maio», concionava stentoreo il militare in pensione davanti al Placanichetta tra saluti romani e battimani festosi. Ma calata sulla Capitale, la falange di Pappalardo ha dovuto accontentarsi di far vedere più di cinque stelle all'incolpevole Di Battista, cacciato via al grido di «abusivo, servo di Goldman Sachs», dopo aver scambiato gli ex forconi per un gruppuscolo di pentastellati adoranti.

Blazer blu elettrico, megafono alla mano rigonfio del suo eloquio tambureggiante, il generale Antonio Pappalardo si è ripreso la scena l'altro ieri grazie a un buffo incidente. Ma dopo una carriera sciorinata tra l'arma e la politica, l'antico ticchio di sovvertire il sistema che gli costò l'estromissione dal Palazzo sembra rimasto quello di un tempo: «Mattarella ha trenta giorni per sciogliere le Camere o il popolo sovrano farà le sue valutazioni», ha tuonato in piazza circondato dai militanti. Ma l'ukase non deve certo aver spiazzato il presidente della Repubblica, già costretto a gestire nel 2000, da ministro della Difesa del governo D'Alema, l'ingombrante figura di Pappalardo. Tornato allora alla guida del Cocer, il sindacato delle forze armate, il generale aveva inviato a tutte le unità dell'Arma dei carabinieri un appello in cui auspicava «la fondazione di un nuovo tipo di Stato e di una nuova Europa».

L'ipotesi di istigazione alla violazione della disciplina militare, poi decaduta, non risparmiò tuttavia al generale gli strali di Casini («Il caso Pappalardo è uno di quelli di ordinaria imbecillità e come tale va liquidato») e di Buttiglione, che invocò una commissione d'inchiesta per fare luce sull'allora «colonnello megalomane», infine rottamato dalle istituzioni dopo un cursus honorum piuttosto tribolato.

Palermitano, classe 1946, figlio di un brigadiere e di una casalinga, Antonio Pappalardo piomba a Montecitorio al tramonto della Prima Repubblica, eletto come indipendente nelle liste del Psdi nel 1992. Vice presidente della commissione Difesa, Pappalardo viene poi nominato sottosegretario alle Finanze nel governo Ciampi.

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